siena
Dipendenti Beko in sciopero a un anno dall'arrivo della multinazionale
Di fronte ai cancelli di viale Toselli la determinazione è quella di sempre. Però, il 2 aprile per i lavoratori Beko di Siena non è un giorno come gli altri. Così anche l’ottimismo che filtra dall’ennesimo incontro al ministero, non scalda più di tanto i cuori.
Un anno fa l’azienda turca era sbarcata a Siena carica di promesse. Fare peggio degli ultimi mesi della gestione Whirlpool sembrava impossibile, invece i nuovi arrivati non avevano impiegato molto per non farsi amare. Tra rimandi, mancate risposte e temporeggiamenti, i dipendenti avevano capito subito che non tirava una bella aria. Poi a novembre la situazione è precitata tutta insieme, dopo che per lungo tempo sindacati e personale avevano chiesto di conoscere il piano industriale.
Quando è stato presentato, sul futuro era già calato il sipario: 299 esuberi alla fine del 2025.
Da quel giorno sono passati svariati mesi e confronti, ma Beko non mai tornata indietro da quei propositi. Per indorare la pillola ha aggiunto la cassa integrazione fino al 2027 più un pacchetto di 7 milioni per bonificare i capannoni e l’affitto: misure sulle quali per altro sono ancora in corso le trattative.
Con un solo annuncio la società turca ha portato a termine quello che Whirlpool in anni di presenza a Siena non era riuscita a fare. E’ bastato dire che i conti non tornavano e non sarebbero mai tornati e il dibattito (la parte essenziale per lo meno è terminata).
Così, quel seme che gli emissari regalarono nel giorno del sopralluogo in viale Toselli un anno fa, non è di fatto mai germogliato. La pianta si è seccata, così come le speranza dei lavoratori di appellarsi alla proprietà. Tutto intorno però, anche se non è facile vederla adesso, c’è vita.
Chi ha creduto alle promesse, costretto da una situazione che gli sembrava allora peggiore, ha deciso di non cedere ai diktat provenienti da est.
Attraverso mobilitazioni scioperi (quello di ieri è stato l’ultimo della serie) e sensibilizzazione delle istituzioni cittadini, Siena è diventato un punto sulla mappa delle vertenza industriali. Quasi da non crederci per una città che si è fatta sfilare una banca senza reagire.
Un punto di impegno su quel presidio industriale, l’unico rimasto in città, che nessuno vuole lasciare andare.
Il futuro resta tutto da scrivere, perché la parola “reindustrializzazione” al momento è giusto un percorso da intraprendere. Non è chiaro chi lo porterà avanti, ma quanto meno da Roma sembra che Invitalia si metterà a disposizione per l’acquisizione del sito. Il soggetto pubblicato-privato che sottoscriverà “nelle prossime ore un protocollo di intesa con il Comune di Siena per l’acquisizione del sito toscano”.
Un tavolo tecnico dovrebbe essere convocato dei prossimi giorni. Invitalia dovrebbe anche affiancare Sernet nel ruolo di advisor per la ricerca di un soggetto industriale che porta avanti la fabbrica di viale Toselli.
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