SIENA
Che la città di Siena non sia più quella di una volta ormai se ne sono accorti un po’ tutti tra coloro che ancora vivono e lavorano nel centro storico.
Fondi sfitti, affitti turistici e da ultimo risse in cui spuntano coltelli, atti vandalici e una sequela di fatti violenti avvenuti in luoghi un tempo considerati “inviolabili”.
Ciò che è accaduto sabato pomeriggio sembra essere stato il punto di non ritorno che ha sconvolto la città. Commercianti ed esercenti chiedono a gran voce di un’azione di prevenzione più incisiva e risolutiva di un problema che si connette anche ad altre complesse dinamiche.
L’impressione generale è che sia in atto una “faida” tra diversi gruppi per il predominio sullo spaccio di stupefacenti, con alcune aree più sensibili.
“In piazza della Posta – racconta Francesco, il titolare della tabaccheria – ne succedono ormai tante di cose, arriva spesso la Polizia. Furti, risse, atti vandalici: io lavoro qui da 15 anni e quando ho iniziato non esisteva nulla di tutto questo. La situazione è degenerata dopo il Covid”.
Anche piazza Gramsci e la Lizza sono da anni luoghi “caldi”, come ci conferma Lorenzo Senesi, titolare della Boulangerie Bonucci. “A Siena trent’anni fa certe cose erano impensabili – afferma – dopo la rissa successa qui davanti adesso vedo più controlli ma a livello generale siamo preoccupati. Probabilmente c’è un problema di spaccio, quando avevamo il cantiere del bar la situazione di notte alla Lizza era ambigua”.
In particolare, i commercianti notano da tempo l’imperversare di due distinti gruppi, uno di etnia pakistana che staziona principalmente alla Lizza, e un altro composto da sudamericani, che si ritrova presso la piazzetta del Penny nella galleria Metropolitan. “Ragazzi dai 17 ai 25 anni, che viaggiano in branco, circolano dalle 16 del pomeriggio in poi in preda ad alcol o droghe, e si spostano di zona in zona”, afferma Gabriele Capacci, titolare di Trame, in via Montanini. “È probabile - ipotizza il commerciante – che ci sia una battaglia in corso per il controllo dello spaccio”.
Un contesto che non fa stare certo tranquilli: “Ho una figlia e dovesse attraversare certe strade la sera non sarei tranquillo”.
I primi gravi fatti di violenza dell’ultimo periodo si sono verificati in via Camollia, a seguito dei quali alcune persone hanno subito dei provvedimenti da parte della Questura.
Adesso la situazione pare rientrata ma il disagio resta e i commercianti chiedono prevenzione e di tenere alta l’attenzione. “Lavoro qui da dieci anni e noto che le cose sono cambiate parecchio – dichiara Marco Brenci, dell’omonimo negozio di abbigliamento – i segnali c’erano da tempo, ma finchè non succede qualcosa si tende a non intervenire. Si sta creando un problema di sicurezza”.
“Noto ancora molti stranieri ubriachi per strada –aggiunge Armando Veizaj, dell’osteria Ficamaschia – c'è sempre un po’ di preoccupazione”. “Una volta dentro l’edicola è entrato un tizio impugnando una bottiglia - aggiunge il dipendente dell’esercizio sempre in via Camollia - non mi sento tranquillo”.
“Anche Siena sta cambiando, chi di dovere ci deve tutelare bene, certe persone fanno come vogliono, vengono fermate e rilasciate subito mentre un contradaiolo subisce un processo di cinque anni per uno schiaffo – tuonano dall’osteria la Piana – qui in Camollia adesso ci sono più controlli ma certi soggetti continuano a circolare, alcuni sono pericolosi e si crea confusione. Non abbiamo mai avuto paura ma un giorno, temo, si arriverà allo scontro, è inevitabile”.
C’è chi invece minimizza quanto sta accadendo: “In altre città è peggio”. taglia corto Giuseppe del ristorante Fontegiusta. A pesare nel computo della questione c’è anche un’integrazione fallace e un centro storico sempre meno vivo e abitato che non fa da deterrente.
Ne ragiona Andrea Leonardi, di Zeta Shoes in via Montanini: “Manca la salvaguardia del centro storico – assicura – la città è cambiata e il cittadino ci vive e lavora sempre meno. Oltre a ciò, si sono inserite persone che non fanno parte del contesto, Siena è una città particolare, e si verificano dunque certi eventi. L’integrazione non è ben fatta”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy