Cronaca
Mustapha Etarazi e Chiara Poggi
Ciò che afferma il muratore di Tromello Mustapha Etarazi potrebbe avere un peso non secondario nelle nuove indagini sul delitto di Garlasco. Che fino a questo momento, per quanto trapelato, non hanno portato a prove rilevanti o concrete tali da pensare a una profonda revisione della dinamica omicidiaria e della verità giudiziaria emersa e fissata dalla sentenza della Cassazione che ha condannato a 16 anni di reclusione Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara Poggi, la 26enne uccisa nella sua abitazione la mattina del 13 agosto 2007. Perché l’incidente probatorio effettuato sulla spazzatura della villetta di via Pascoli ha portato al rinvenimento del dna proprio dei due fidanzati: su uno dei due Fruttolo trovati nella spazzatura era presente il dna di Chiara Poggi, mentre su un brick di Estathé c’era il dna di Alberto Stasi. Lo stesso Stasi, d’altronde, ha sempre dichiarato di avere cenato la sera precedente, il 12 agosto 2007, proprio a casa di Chiara per poi andare a dormire a casa sua dove, secondo quanto affermato dal ragazzo, si sarebbe svegliato la mattina seguente e avrebbe subito iniziato a lavorare alla sua tesi.
Nel tappetino del bagno di casa Poggi sono state invece adesso rinvenute tracce di sangue di Chiara Poggi e nessuna traccia di altre persone. Anche se sarebbe da chiedersi cosa ci facesse il sangue della ragazza in quel punto, dato che la verità giudiziaria ha fino a questo momento portato a pensare che la ragazza sia stata aggredita in altre parti dell’abitazione, nelle vicinanze dell’ingresso e nel salotto, e non nel bagno. Ma quella macchia di sangue potrebbe comunque anche riferirsi ad altri momenti, differenti da quello dell’aggressione e dell’omicidio della giovane.
Intanto il muratore Mustapha Etarazi ha raccontato in esclusiva al settimanale Gente alcuni dettagli che potrebbero essere rilevanti. Si tratta dell’uomo che per lavoro, nel 2018, era stato incaricato di fare manutenzione e di ripulire il canale e che, nel fare questo, ha rinvenuto uno zaino militare nel canale di Tromello. Il luogo nel quale il testimone Gianni Bruscagin ha detto di avere visto nella tarda mattina del 13 agosto Stefania Cappa, cugina di Chiara Poggi, gettare qualcosa. Lo scorso 14 maggio gli inquirenti hanno disposto un drenaggio del canale per vedere se fosse ancora possibile trovarvi qualcosa di interessante. Quel giorno, venuto a conoscenza di quanto stava avvenendo, Mustapha Etarazi ha consegnato agli inquirenti lo zaino, dicendo loro che lo aveva ritrovato sette anni prima. All’interno, emerse immediatamente, il muratore aveva trovato degli attrezzi da lavoro. Non pensando che potessero avere un qualsivoglia valore Etarazi li aveva conservati e posizionati nel proprio magazzino.
Ma adesso, al settimanale Gente in edicola da oggi, l’uomo racconta anche altro. Parla nello specifico di ciò che trovò nello zaino militare, e parla anche di un paio di scarpe con la suola a pallini che aveva rinvenuto all’interno. Un aspetto che ovviamente non è di poco conto, anche perché una delle tracce rinvenute nella villetta di via Pascoli è l’impronta, proprio sul tappetino del bagno, di una scarpa con la suola a pallini. Lì, secondo la verità giudiziaria, l’assassino si sarebbe recato dopo l’omicidio di Chiara Poggi per lavarsi le mani, lasciando quell’impronta.
Ha detto Etarazi al settimanale Gente: “Tra quella spazzatura, non c’erano solo gli attrezzi. C’erano anche un paio di scarpe con la suola a pallini. Se le ho tenute? No e non mi sarebbero andate bene: io ho il 42, quelle erano un 43 o un 44. Gli altri sono oggetti che ho tenuto da parte per motivi di lavoro, non perché avessi dei sospetti. Il canale era molto sporco. C’era addirittura un materasso a ostruirlo. Quando l’ho tolto, tra il fango e la vegetazione ho trovato molta spazzatura. E anche uno zaino militare aperto, ormai consumato e alcuni attrezzi da lavoro. Un attizzatoio, un’ascia e la testa di un martello, mentre il manico si era ormai staccato. Li ho messi da parte nel mio deposito in caso mi tornassero utili”.
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