Finanza
Banca Mps
L’avanzata di Mps verso piazzetta Cuccia è ufficialmente iniziata. Si concluderà l’8 settembre, data che per l’Italia ha un valore storico non di poco conto. Difficile che quel giorno venga annunciato un nuovo armistizio come fu nel 1943. Alberto Nagel non ne vuole proprio sapere di Monte dei Paschi e anche ieri, nel primo giorno dell’offerta pubblica di scambio, non ha perso occasione per ricordarlo. Prima di addentrarsi nelle stilettate del numero uno di Mediobanca, alcune anche al limite della forma che si tiene negli ambiti finanziari, c’è da dare conto dei numeri.
Nell'ambito dell’ops sono state presentate 928 richieste di adesione, pari allo 0,0001% delle azioni oggetto dell'offerta. La strada da fare è ancora lunga (la soglia minima da raggiungere per controllare la banca d’investimento è il 35% del suo capitale), ma è comunque un inizio. In più c’è stata la risposta positiva della Borsa, dove le azioni montepaschine hanno guadagnato l’1,42%, risalendo sopra quota 7 euro.
In sottofondo tuttavia il rumore proveniente da Milano si è fatto sentire. Nagel in una call con gli analisti hanno stigmatizzato ancora una volta l’offerta senese, non risparmiando tuttavia una frecciata al Tesoro, che oggi è ancora il primo azionista di Mps. Il banchiere ha dipinto il ruolo del governo nell’ops come “un elemento di anomalia”.
Quindi, ha aggiunto: “In questa vicenda, il governo ha molteplici ruoli: maggiore azionista di Montepaschi, controllore di fatto del consiglio, utilizzatore del golden power. Questo ha fatto sì che diversi attori in Italia, direttamente o indirettamente, decidessero di sostenere questa operazione”.
Secondo Nagel, “non appare credibile quanto dichiarato dall'amministratore delegato di Montepaschi, ovvero che abbia portato avanti questa operazione in autonomia. Di fatto, ciò che abbiamo visto è che questa transazione è stata preparata, votata e sostenuta da tutti i principali azionisti, compreso il governo”.
Quanto alla struttura dell'operazione, “il fatto che non si tratti di un'operazione né amichevole né ostile non è di per sé eccezionale, dato che abbiamo già visto molte Opa ostili sul mercato”, ha precisato Nagel. “Tuttavia, in questo caso specifico, l'anomalia sta nel fatto che vi sia lo stesso azionista da entrambe le parti, che l'offerta sia priva di premio, e che l’offerente sia significativamente più piccolo del target”, ha evidenziato ancora il manager.
In una narrazione a senso unico non può mancare una dura presa di posizione nei confronti di Mps: “Gli ultimi anni di Mps sono stati marcati da un numero di incidenti che hanno necessitato oltre 25 miliardi in aumento di capitale negli ultimi 20 anni nella forma di aiuti statali. Nell’ultimo decennio la market share è calata, con performance positive guidate da alti tassi di interesse. L'asset quality rimane una preoccupazione”.
Nelle slides che hanno accompagnato le considerazioni illustrare in call agli analisti, si è parlato di “impatto negativo sull'utile netto di circa 460 milioni di euro (fino a 665 milioni di euro in caso di mancata fusione) e inoltre, nessun beneficio in termini di Dta”. E di una transazione che “indebolisce Mediobanca”, da cui sortirebbe una “dissinergia con crescita annullata e diluizione del valore”.
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