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Quarto Grado, i dubbi sulla garza durante l'autopsia
Un particolare “silenzioso” alimenta la discussione intorno al caso Chiara Poggi: la garza trovata sul tavolo della sala autoptica, immortalata nelle immagini inedite trasmesse ieri sera da Quarto Grado, è diventata il nuovo epicentro del dibattito su Ignoto 3 e la possibilità di contaminazione del DNA. “Tra gli scatti, uno in particolare mostra un oggetto simile a una garza (o più garze) adagiata (o adagiate) senza protezione su un tavolo accanto a un contenitore di mascherine chirurgiche e un tubetto di disinfettante” riferisce il programma condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero.
Un momento della puntata di ieri di Quarto Grado: le foto esclusive della sala autoptica
Queste foto, definite “esclusive e inquietanti”, mostrano una stanza tutt’altro che asettica: accanto al lettino si nota una piccola sega elettrica, contenitori per rifiuti contaminati, la famosa garza e il disinfettante. Il dettaglio, raccontano, “potrebbe essere – ma al momento non c’è conferma – quella da cui la genetista Denise Albani ha isolato il profilo genetico di ‘Ignoto 3’ durante il maxi incidente probatorio in corso”.
Il nodo della contaminazione
Il genetista Marzio Capra non ha dubbi: “Era ammuffita, non fu usata per i confronti. Io e Garofano eravamo lì. La muffa c’era, posso assicurare che il Ris ha valutato tutto” ha detto. Anche dalla medicina legale arrivano dubbi sulle procedure: “Abitualmente le garze vengono aperte all’inizio dell’autopsia – spiega Alberto Bonsignore, Direttore di Medicina Legale del Gaslini di Genova –. Vengono posizionate su un carrellino a disposizione dell’operatore. Mentre il tampone è un tampone che proviene da una chiusura ermetica, sterile, viene utilizzato e poi immagazzinato all’interno del suo contenitore. In termini di contaminazione è più probabile quindi che una garza venga contaminata”.
Un altro frame della sala dove è stata svolta l'autopsia
La dottoressa Albani ha chiesto al dottor Ballardini, che condusse l’autopsia, chiarimenti: “Innanzitutto il perché abbia usato quella garza, forse addirittura un frammento di tessuto non sterile, e non un tampone vero e proprio”. Il generale Garofano, ex comandante Ris, illustra così il rischio: “La spiegazione più logica, e non di parte, è che sia una contaminazione che è avvenuta prima del prelievo, maneggiando quella garza, che sarebbe stata utilizzata per raccogliere materiale dalla bocca di Chiara per poi confrontarlo con le tracce emetiche sulla scena del crimine. Una contaminazione che boccia la tesi di un secondo uomo: andranno di certo alla ricerca di un fantasma”.
Procedura, polemiche e domande aperte
Il medico legale Ballardini sospende il giudizio fino alla fine degli accertamenti: “Quando l’indagine sarà chiusa, ne parleremo. Io sono in contatto con il perito del giudice”. Portera, criminologo, sottolinea: “La sala autoptica non è una sala chirurgica, tutti ci auguriamo che quella garza non fosse quella usata per fare il prelievo a Chiara”.
Il tema della conservazione dei reperti e delle modalità dei campionamenti resta quindi centrale: “Non era un tampone ma una garza di dimensioni notevoli e ammuffita - asserisce Capra - ad un certo punto non mi sono sentito di insistere molto, anche perché con i metodi di allora era verosimile che non sarebbe uscito nulla. La muffa c’è sicuramente, la garza è stata nuovamente ispezionata, è un dato di fatto. Io e Garofano eravamo presenti e abbiamo visto questa garza […] Posso assicurare che il RIS ha sempre valutato tutto. C’è un verbale che attesta cosa è stato fatto quel giorno”.
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