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Siena

Scotte, personale allo stremo: "Non siamo numeri, servono rispetto e cambiamento"

Il sindacato Usb: "Non solo condizionatori rotti e carenza di letti, il vero malessere nasce da una gestione aziendalistica"

Andrea Bianchi Sugarelli

23 Agosto 2025, 13:08

ascensore guasto le scotte siena

Il malessere tra il personale dell’Azienda ospedaliera universitaria senese non dipende solo dalle difficoltà strutturali, ma affonda le radici in problemi organizzativi e gestionali più profondi. È quanto denuncia l’Unione sindacale di base (Usb) sanità Aou senese in un comunicato, dove si sottolinea come le criticità quotidiane degli operatori vadano ben oltre le emergenze visibili, come i condizionatori rotti e gli ascensori malfunzionanti. I rappresentanti sindacali chiedono un deciso cambio di passo, ribadendo che il valore del personale non si misura solo in termini di produttività, ma soprattutto nella capacità di garantire attenzione e qualità nella relazione di cura. "Certo, è innegabile -  è la loro posizione -  le condizioni disastrose nelle quali versano gli impianti di condizionamento: evidenti i maggiori rischi di proliferazione batterica e di peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie che potrebbero compromettere la salute dei pazienti e degli operatori, e le insufficienti soluzioni tampone quali l’utilizzo di ventilatori hanno il loro peso. Come lo ha il generale e annoso malfunzionamento degli ascensori che non può essere derubricato a fantomatico atto vandalico, ma il malcontento e lo stress che serpeggiano fra il personale ha motivazioni più profonde".

Nel documento, il sindacato evidenzia come la principale fonte di disagio sia "la realtà quotidiana con la quale si confrontano gli operatori, fatta di logiche aziendalistiche che riducono il loro lavoro a numeri, tempi, efficienza, produttività". Secondo Usb, i sistemi di valutazione imposti dall’alto sono "più attenti a punire o premiare che a comprendere" e "ignorano completamente il contesto personale e complesso in cui si svolge ogni giornata lavorativa". Anche il rapporto con i pazienti viene standardizzato e quantificato: "Persino la relazione con il paziente viene quantificata, reclusa all’interno di un angusto e misero piano di lavoro che comprime a pochi minuti l’assistenza diretta per ciascun degente". Un approccio che, secondo Usb, snatura il senso stesso della professione sanitaria: "Ridurre il rapporto con il paziente a numeri e parametri è una distorsione inaccettabile del processo di cura e di assistenza ed è mortificante per gli operatori".

Gli effetti di queste scelte organizzative si riflettono su infermieri, Oss e tecnici sanitari, spesso chiamati a coprire carenze di personale, saltando riposi o lavorando in regime di produttività aggiuntiva. "La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è oramai una chimera e si incrementa il pericolo di abbassare lo standard qualitativo dei servizi erogati per il poco riposo. È evidente l’aumentare del rischio burnout, che si fa sempre più concreto e che, però, sembra essere sottovalutato dall’Azienda".

A rendere ancora più difficile la situazione è il Pronto Soccorso, dove la carenza di posti letto aggrava le attese: "L’incapacità di trovare un letto in tempi rapidi (ricordiamo che attualmente ci sono circa 580 posti letto disponibili a fronte dei 1700 circa degli anni ’90) costringe a soggiorni anche di 3-4 giorni su una barella i pazienti in attesa di ricovero e spesso anche quelli in attesa di una dimissione". Una situazione che ha obbligato la direzione a somministrare i pasti anche nell’area del Pronto Soccorso: "Se dalla parte dei pazienti sembra cosa buona e giusta e un traguardo raggiunto, per l’Azienda è l’ennesima sconfitta e l’ammissione implicita di non essere in grado di dare risposte concrete, e soprattutto immediate, ai bisogni di cura e salute di ciascun cittadino".

In un contesto così complicato, il personale si trova a gestire anche situazioni di tensione e aggressioni, con conseguente aumento dello stress lavoro-correlato: "Gli operatori sono costretti a gestire aggressioni e dinamiche relazionali che ne intaccano fortemente la serenità e che aumentano l’incidenza dello stress lavoro correlato". Per l’Usb, queste sono le vere cause del malcontento generalizzato. Il sindacato avverte: "L’Aous, anche in virtù della reputazione e della stima delle quali gode tuttora da parte della cittadinanza, si trova di fronte a un bivio e ha una grande responsabilità: continuare a far finta di niente e mettere i vigilantes davanti agli ascensori o ascoltare il malcontento dei propri dipendenti e valorizzarli, abbandonare la logica esclusiva dei numeri e mettere al centro la relazione, il tempo e la dignità della persona. Su questa seconda via Usb sarà sempre disponibile al confronto e alla sintesi, ma in caso contrario continuerà nell’opera di informazione e denuncia intrapresa. Gli Infermieri, gli Oss, il personale sanitario tutto, non sono numeri, ma persone, non sono oggetti da valutare, ma professionisti da rispettare, ed è solo con la partecipazione e il coinvolgimento di tutte e di tutti che possiamo costruire un sistema sanitario che rispetti chi cura e chi viene curato".

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