Sabato 13 Settembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

Il caso

Pronto soccorso degli ospedali Asl Tse in sofferenza, mancano decine di medici e aumentano gli accessi impropri

Le cure intermedie non funzionano. Anaao: "Ripensare il sistema con più cure da remoto e telemedicina"

Claudio Coli

13 Settembre 2025, 07:03

Francesco Carbone

Francesco Carbone, segretario aziendale del sindacato Anaao Asl Toscana sud est

Carenza di personale, difficoltà nel reclutamento e scarso funzionamento delle cure intermedie: sono in grande sofferenze i pronto soccorso dei principali ospedali dell’area sud est della Toscana, Nottola, Campostaggia, Arezzo, Grosseto, Montevarchi. L’allarme lo lancia Anaao Assomed, sindacato dei medici e dirigenti sanitari italiani, che, nel tentativo di trovare adeguate soluzioni e monitorare i percorsi di cura, ha analizzato i numeri emersi nella relazione sanitaria annuale di Asl Toscana Sud Est, Ars Toscana e Agenas.

Mancherebbero infatti circa 32 medici al sistema dei pronto soccorso (calcolo proporzionale agli accessi nel 2024) di cui una decina negli ospedali del Senese. A fronte di questo si registra un numero elevatissimo di accessi impropri, circa il 40%, quando la media nazionale è del 22%. Un iperafflusso, in gran parte dovuto allo scarso controllo della domanda di cure a livello territoriale, che il personale in sofferenza ha difficoltà a gestire, essendo i posti letto inferiori a quanto previsto di circa 180 per i ricoveri ordinari e 169 per la lungodegenza/post-acuzie.

“C’è una crisi consistente dei pronto soccorso – conferma Francesco Carbone, segretario aziendale del sindacato Anaao nell'ambito della Asl Toscana sud est – specialmente nei cinque maggiori ospedali dell’area Asl Tse, ci sono chiari deficit di organico e abbiamo riscontrato una quantità enorme di accessi impropri, che nascono da carenza di filtraggio dei medici di base, che sono soverchiati dalla burocrazia. Questi accessi producono degli impatti vista la carenza di personale”.

Carbone sottolinea difficoltà particolari ad Abbadia San Salvatore, che nota, “si trova in un’area disagiata, è un ospedale poco attrattivo per i professionisti, qui andrebbe potenziata la rete della medicina interna”.

A soffrire quindi sono gli ospedali delle aree interne, in un territorio con età media alta e tanti pazienti affetti da malattie cronache. Nelle strutture lavorano tanti pendolari ed è difficile reclutare specialisti. Serve ripensare il sistema attraverso una sorta di smart working che funga da attività clinico-assistenziale.

“L’idea che dovrebbe nascere – afferma Carbone – è quella di un ospedale diffuso, dove si mettano in atto interventi in maniera indiretta, utilizzando la telemedicina, la televisita e la telerefertazione. Sembra difficile per gli anziani ma come tanti hanno imparato ad utilizzare certi tipi di smartphone è possibile anche imparare a utilizzare tali strumenti. Vanno aiutati i medici facendo loro svolgere le attività da remoto, oltre che la formazione, nel post usl più vicino alla residenza, riducendo il tasso di pendolarismo. In questo senso, un’azienda territoriale come la nostra potrebbe essere un grande laboratorio per sviluppare modelli organizzativi nuovi, sempre nell’interesse primario di garantire la stessa qualità di cure a tutti i cittadini” conclude Carbone.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie