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Il caso

Morì a 31 anni sul lavoro travolto dai detriti di un tetto, chiesto il processo per omicidio colposo

Francesco Mannozzi perse la vita in un cantiere nell’aprile 2023. Avanzata istanza di rinvio a giudizio per il direttore dei lavori, un ingegnere e il responsabile della sicurezza, decisione del gup a gennaio

Claudio Coli

22 Ottobre 2025, 05:24

Francesco Mannozzi

Francesco Mannozzi morì sul lavoro a 31 anni

Presunto omicidio colposo: la Procura di Siena ha chiesto il rinvio a giudizio per i tre soggetti finiti sotto indagine a seguito della tragica morte di Francesco Mannozzi, il 31enne operaio edile deceduto nell’aprile 2023 a San Gimignano a seguito del crollo dei detriti di un tetto che lo hanno travolto durante i lavori di ristrutturazione di un casale in località Racciano. Uno dei casi di incidenti mortali sul lavoro più dolorosi tra quelli avvenuti negli ultimi anni sul territorio senese, dove l’allerta rimane piuttosto alta.

Ieri mattina il procedimento si è tenuto al piano terra del palazzo di giustizia di viale Franci, davanti al gup Andrea Grandinetti: le difese non hanno chiesto riti alternativi e così si è tenuta la discussione tra le parti, durata circa due ore. Il pubblico ministero Valentina Magnini ha richiesto il rinvio a giudizio per tutte e tre le figure coinvolte, ovvero il direttore dei lavori (che era anche committente), un ingegnere strutturista e la responsabile della sicurezza.

Nei loro confronti le accuse sono, come detto, di presunto omicidio colposo, e in aggiunta ci sono anche delle contestazioni legate alla presunta violazione di norme antinfortunistiche e sulla sicurezza sul lavoro. Secondo la ricostruzione accusatoria della Procura, il direttore dei lavori, insieme all’ingegnere strutturista, non si sarebbero confrontati con il coordinatore della sicurezza - che fungeva da direttore operativo – e le ditte incaricate dei lavori, per stilare un cronoprogramma delle opere, riducendo i rischi delle lavorazioni presso una struttura fragile e da consolidare.

Nella precedente udienza di metà luglio il pubblico ministero aveva inoltre integrato il capo di imputazione per due elementi, in relazione a una presunta falsità in certificazione sull’avvio dei lavori. Di contro le difese degli indagati, affidate all’avvocato Stefano Cipriani, Lorenzo De Martino, Beniamino Schiavone e due colleghi dei fori di Firenze e Lecco, hanno chiesto il non luogo a procedere portando davanti al tribunale le rispettive tesi difensive: non sarebbe addebitabili ai loro clienti le presunte condotte colpose contestate che avrebbero portato a non evitare l’improvviso della parete in pietra, che tra l’altro provocò il ferimento di un altro lavoratore, un 33enne di nazionalità nigeriana.

Il lavoratore riuscì a sopravvivere finendo però in ospedale, con 40 giorni di prognosi. La decisione finale del gup arriverà a fine gennaio dopo le repliche del pm: in caso di rinvio a giudizio la vicenda sbarcherà in dibattimento dove fra perizie e testimonianze si ricostruirà a fondo l’accaduto e saranno delineati gli eventuali profili di colpa o di responsabilità.

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