L'udienza
Petrini ascoltato dalla commissione d'inchiesta
È ruotata attorno a una mail inviata a David Rossi l’audizione di Filippo Petrini, dipendente di banca Mps.
Un messaggio depositato alle 11:57 del 6 marzo 2013, quindi quasi dieci ore prima della caduta del manager da una finestra di Rocca Salimbeni. L’obiettivo, secondo quanto dichiarato da Petrini, era di chiarire tre aspetti.
Il primo riguardava un collega intenzionato a cambiare struttura e come gestire lo spostamento; il secondo una collega “un po’ troppo preoccupata” il cui nervosismo alimentava tensioni; il terzo, di carattere più personale, chiedeva delle condizioni di Antonella, moglie di Rossi, allora malata di polmonite.
La replica dell’ex responsabile della comunicazione fu immediata, appena quattro minuti, ma dopo non seguirono altre comunicazioni, nonostante lo stesso Petrini fosse andato a cercarlo. Allo stesso tempo ha voluto chiarire che quello scambio era una prosecuzione di una chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè.
L’audizione ha anche ricostruito il difficile clima lavorativo tra il 2012 e il 2013, un periodo segnato da un vero “terremoto” reputazionale e organizzativo nel Monte, con nuovi vertici, riduzioni di personale ed esternalizzazioni. L’area comunicazione, spostata sotto le Risorse umane, aveva il compito di tutelare la reputazione dell’istituto in una situazione di forte ansia e insicurezza. Petrini ha descritto un ambiente di lavoro con circa cinquanta persone divise tra pubblicità, relazioni con i media e sponsorizzazioni.
Il dipendente montepaschino ha chiarito come Rossi risultasse molto impegnato su questioni reputazionali delicate a stretto contatto con i vertici della banca. Non è mancato poi un passaggio sulla morte di Rossi. Petrini ha ricordato di aver appreso la notizia in televisione, ipotizzando che il manager avesse maturato dentro di sé di compiere un gesto estremo. A quel punto l’audizione è proseguita in seduta secretata.
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