La vertenza
Lo stabilimento di viale Toselli
Tre ore di confronto ma le incertezze sul futuro dello stabilimento Beko di viale Toselli non sono state dissipate. La delegazione senese, composta da sindacati e attori istituzionali, perciò torna a casa con poche certezza. La più importante è la manifestazione di interesse inviata da tre soggetti. Il vero passo in avanti sarebbe stato conoscerne gli estremi, ma per il momento la loro identità resta segreta. Durante il faccia a faccia sono stati poi illustrati tutta una serie di altri dati. Dal numero di aziende identificate, 192 (suddivise in una decina di settori), a quelle che hanno firmato un accordo di riservatezza, 11, fino alle visite allo stabilimento, 7. Nel corso di questi mesi ci sono state 9 richieste di approfondimento, delle quali 4 legate all’economia circolare. Troppo poco per Daniela Miniero della Fiom Cgil: “Credo che ci siano soggetti interessati, però al tavolo l’azienda non ha portato elementi aggiuntivi rispetto al settore e all’identità delle imprese. Nell’accordo quadro avevamo fatto inserire il coinvolgimento delle parti sociali, ma questo al momento non viene fatto”.
Presa di coscienza che si accompagna alla consapevolezza che a gestire la situazione è la stessa Beko (tramite l’advisor Sernet). “Noi ci stiamo affidando per trovare chi investirà a Siena, a coloro che sono arrivati a chiudere lo stabilimento - osserva ancora Miniero -. Perciò c’è amarezza. Noi vogliamo e dobbiamo dire la nostra”.
Un nuovo aggiornamento è previsto per gennaio. “Beko è stata sollecitata anche dalla politica, nella persona del sottosegretario Fausta Bergamotto, a portare elementi concreti - precisa Miniero -. A dire il vero anche sul piano industriale degli stabilimenti italiani che resteranno in mano all’azienda, la situazione resta fumosa”.
Rispetto alla rappresentante della Fiom, gli altri sindacati hanno usato espressioni meno marcate, sebbene ci siano fermezza nel richiedere concretezza. “C’è bisogno di un’azienda forte che dia garanzie ai nostri occupati”, spiega Massimo Martini della Uilm, mentre Giuseppe Cesarano della Fim Cisl evidenzia: “Abbiamo chiesto di accelerare. E’ opportuno che entro i primi tre mesi del nuovo anno ci sia chiarezza sul rilancio industriale e occupazionale”. Passaggio che toccherà circa 170 lavoratori: all’inizio della vertenza erano 299.
Il 2026, da metà in poi, dovrebbe registrare anche l’avvio dei lavori nello stabilimento da parte della nuova società proprietaria, Sviluppo industriale Siena. L’obiettivo è procedere con la bonifica una volta completato lo sgombero dei capannoni. I contorni operativi della realtà che vede in campo Invitalia e l’amministrazione comunale sono stati illustrati dal vicesindaco Michele Capitani in commissione comunale. A guidarla sarà in qualità di amministratore unico Domenico Tudini.
“Il 28 novembre la produzione a Siena cesserà - commenta il sindaco di Siena Nicoletta Fabio - ma deve essere un nuovo inizio, anche se l’impatto emotivo sarà forte per chi da sempre ha lavorato all’interno dello stabilimento, magari anche insieme a qualche familiare. Assicuro la presenza costante dell’amministrazione, che si è sempre adoperata e continuerà ad adoperarsi concretamente per garantire un futuro ai lavoratori, un nuovo slancio al sito di viale Toselli e un’opportunità di crescita e sviluppo per la città”.
“Per il sito di Siena continua l’azione sinergica fra Comune di Siena e Invitalia - prosegue Fabio - il 30 ottobre è stata costituita la newco Sviluppo Siena srl e il 27 novembre approderà in consiglio comunale l’atto di adesione alla nuova società. Contestualmente ai passaggi amministrativi richiesti per dar vita al progetto con Invitalia, stanzieremo nostre risorse per l’ingresso nella nuova società e l’aumento di capitale necessario per finanziare le opere di efficientamento e miglioramento dello stabilimento” conclude.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy