Siena
Fabio Giomi, il cassiere licenziato con il test del carrello, non sarà reintegrato dalla Pam. E’ quanto è emerso dopo la lunga riunione che si è svolta ieri mattina (20 novembre 2025) tra i sindacati e l’azienda, un incontro che, almeno nelle intenzioni della Cgil, serviva per ottenere la revoca del provvedimento, attraverso una mediazione. Invece, secondo quanto riporta Massimiliano Fabozzi, membro della segreteria della Filcams Cgil di Siena, il confronto si è concluso con un nulla di fatto.
“L’azienda è stata molto rigida – racconta Fabozzi. - Non ci ha concesso nemmeno l’apertura che avevamo proposto. Ovvero che, se il licenziamento veniva decurtato in una sanzione disciplinare, eravamo disposti a stoppare tutte le azioni e a riaprire i tavoli per trovare la soluzione definitiva. Loro hanno rigettato anche questa mediazione. Hanno portato all’incontro anche un addetto alla sicurezza, una cosa mai vista a un tavolo sindacale”. L’azienda, invece, ha preferito non commentare.
Il 24 novembre 2025 ci sarà a Firenze uno sciopero dei lavoratori Pam, visto che al centro commerciale I Gigli quarantacinque dipendenti rischiano il posto di lavoro. Un’occasione che sarà utile per scioperare anche per quello che è successo a Fabio Giomi.
“Il livello è più alto rispetto a quello aziendale – prosegue Fabozzi. - La questione è molto delicata in Toscana, quindi noi ci avvieremo verso una grande mobilitazione, con degli scioperi a livello regionale e nazionale. C’è anche un tema giuridico e per questo partirà l’azione legale. Giomi ha impugnato il licenziamento, a questo punto vediamo dove arriviamo e quanti rapporti di forza riusciamo a cambiare. Ci sarà anche un’azione politica, è coinvolto anche il parlamento”.
Andrea Stramaccia, avvocato di riferimento della Cgil, promette una lunga battaglia. “La Pam – afferma – ha chiesto a Giomi di fare il carabiniere e non il cassiere. Non si controlla se il lavoratore fa bene il suo lavoro, ma se è così bravo da scoprire i furti. Questo non rientra nelle sue mansioni, spetta all’antitaccheggio e non al cassiere. Le aziende non possono pretendere che faccia l’ispettore di polizia. Sto valutando, insieme a un collega, se c’è un reato penale, forse la truffa. Lo hanno indotto all’errore con un artificio e con un raggiro per ottenere un vantaggio, che in questo caso è il licenziamento di un lavoratore scomodo. E’ una deriva che va bloccata, seguirò questo caso fino alla Cassazione. L'azienda vuole creare il panico tra i lavoratori, che è quello che si ottiene licenziando una persona con un test di prova non dovuto. Ma devono avere paura anche gli utenti: ci si può fidare di un supermercato che tratta così i suoi dipendenti?”
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