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La crisi

Paycare, la società finisce in liquidazione: addio a Siena

Altro colpo al territorio, la vicenda finisce nel peggiore dei modi. Ottanta lavoratori, tra i quali trentatré del distaccamento senese, saranno costretti a reinventarsi un domani

Aldo Tani

04 Dicembre 2025, 06:13

Paycare

Paycare, finisce nel modo peggiore

Nessun lieto fine, né salvagenti. Il capitolo Paycare si chiude nel modo peggiore, con la proprietà che ha deciso di mettere in liquidazione la società. Il tutto tramite Pec. Il passo di lato scrive di fatto il capitolo finale per i distaccamenti toscani dell’azienda, collocata tra Monteriggioni e Firenze. Ottanta lavoratori, tra i quali trentatré del distaccamento senese, saranno costretti a reinventarsi un domani. Al di là dell’ufficialità, che comunque resta sempre un brutto colpo da incassare, il viale del tramonto era stato imboccato da tempo.

Anni di ammortizzatori sociali e appalti a singhiozzo, nella speranza che arrivasse un cavaliere bianco. Niente di tutto ciò si è verificato, nonostante i tentativi ripetuti di sindacati e istituzioni, pur di evitare il finale peggiore. Chi ha potuto, ha abbandonato la nave per tempo. Qualcuno lo ha fatto anche in tempi recenti, cogliendo l’ultimo occasione utile per salvarsi. Altri hanno continuato a credere in un’evoluzione positiva della vicenda. Di fatto impossibile da trovare, perché grandi aperture da parte della società non sono mai arrivate. E adesso non resta che raccogliere i cocci dell’ennesima crisi che segna il territorio. Le classifiche sulla qualità della vita non vanno prese per oro colato, ma se per “ricchezza e consumi” la provincia è al penultimo posto in Toscana, c’è almeno qualche ragione di credere che le varie crisi aziendali non siano casi isolati. La priorità adesso è dare un minimo di ossigeno a coloro che sono rimasti impantanati. Non a caso i sindacati hanno ribadito la necessità di mettere sul piatto almeno un anno di cassa integrazione.

“Per rendere meno traumatico questo passaggio, verrà richiesto un anno di ammortizzatori sociali per cessazione di attività, così da permetterci di attivare, insieme al tavolo regionale di crisi, percorsi di politiche attive che evitino l’ennesimo vuoto occupazionale prodotto da una multinazionale”, ha dichiarato Daniela Miniero della Fiom Cgil. Sulla stessa lunghezza d’onda si è posizionato Giuseppe Cesarano della Fim Cisl, la persona che più si è spesa per dare un futuro a questi lavoratori: “Ci attiveremo anche con un tavolo ministeriale e lavoreremo sul territorio per costruire soluzioni concrete. Beko e Paycare devono rientrare in un progetto complessivo di rilancio industriale per Siena e per tutta l’area coinvolta”. Sulla carta un piano ineccepibile, se non fosse che servono investitori. Tra Monteriggioni e viale Toselli non c’è proprio la calca.

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