Il caso
Gianluca Vinci, presidente commissione d'inchiesta sulla morte di Rossi
Per quasi 13 anni i famigliari di David Rossi non si sono arresi all’idea che il manager nella sera del 6 marzo 2013 avesse deciso di togliersi la vita. Sono sempre stati convinti che dietro quella morte, mai chiarita del tutto nonostante le varie inchieste, si celasse la mano di qualcun altro. Tenacia che adesso sembrerebbe trovare riscontro nelle ultime risultanze portate all’attenzione della commissione che da tempo indaga sulla morte del manager.
Il tenente colonnello dei Ris Adolfo Gregori, insieme all’altro consulente Robbi Manghi, ha riassunto i risultati di una nuova perizia, dove viene ricostruita la caduta di Rossi dalla finestra del suo ufficio. “Il dato certo è che quando è precipitato qualcuno lo teneva per il polso sinistro appeso al balcone - ha detto il consulento -. Era appeso al balcone con qualcuno che lo sorreggeva, almeno nell'ultimo istante, e lo teneva per il polso sinistro provocando le lesioni e il distacco dell'orologio”. La loro attenzione si è concentrata sull’orologio del manager, che è stato ritrovato a terra rotto: da una parte il cinturino, dall’altra la cassa. “Se si afferra bene la cassa dell'orologio nell'azione di trattenere il corpo ecco che, in determinati modi di afferramento, si stacca la cassa da entrambe le parti dal cinturino”, ha sottolineato Gregori. Dinamica riprodotta negli esperimenti “quattro volte su 23.” “Per noi è un risultato sicuramente eccezionale. Abbiamo capito come è possibile staccare la cassa dell'orologio da entrambe le anse”, ha aggiunto il militare.
“Dopo l'audizione di oggi e il deposito della perizia si apre uno scenario totalmente differente da quello che c'è stato negli ultimi 12 anni: si dimostra che l'orologio al polso non c'era e quelle lesioni sono state procurate da qualcuno che lo tratteneva prima della caduta. Da oggi si può parlare di omicidio, non più di suicidio”, ha osservato il presidente della commissione Gianluca Vinci. “Io spero che, con una verità così urlata, eclatante, oggettiva, ci sia un seguito e che la procura in qualche modo si attivi e riapra le indagini per omicidio”, ha evidenziato Antonella Tognazzi, vedova di Rossi. Nel frattempo prosegue a Genova il procedimento scaturito dall’intervista, mandata in onda da Le Iene, sul caso Rossi e i presunti festini. Il 15 dicembre inizierà l’ascolto delle sei parti offese, ovvero i pm Nicola Marini, Antonino Nastasi, Aldo Natalini, Andrea Boni, Salvatore Vitello e Fabio Maria Gliozzi.
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