Il caso
Pierluigi Piccini
È entrato nel vivo ieri a Genova, proprio nei giorni in cui si assiste a una potenziale svolta sul caso David Rossi, il processo sul caso dell’intervista de le Iene sui presunti “festini”, per cui erano finiti a giudizio l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini, l’ex giornalista di Mediaset Antonino Monteleone, nonché i curatori della trasmissione Davide Parenti e Marco Occhipinti e la direttrice di Italia 1 Laura Casarotto, tutti imputati con l’accusa di diffamazione aggravata a mezzo stampa.
Il primo importante sviluppo è stato dato dall’uscita di scena dal procedimento di Piccini, la cui posizione è risultata ormai prescritta, essendo risalente al 2017: si è proceduto invece nei confronti dei giornalisti Mediaset. “La dichiarazione della prescrizione – afferma l’avvocato di Piccini, Aldo Niccolini – era un atto dovuto, ma rimaniamo certissimi della sua innocenza”.
In aula è stato sentito a lungo il pm Nicola Marini, fra i primi che indagò sulla controversa vicenda, e che è tra le parti offese che hanno presentato querela, insieme ai colleghi Antonino Nastasi, Aldo Natalini, Andrea Boni, Salvatore Vitello e Fabio Maria Gliozzi, tutti difesi dagli avvocati Enrico De Martino e Giulia Zani. Durante l’esame Marini ha ripercorso i principali passaggi relativi alla prima inchiesta condotta sulla tragica morte dell’ex manager Mps nel 2013, chiarendo di non aver mai partecipato ad alcun presunto “festino” e di come non ci siano mai stati condizionamenti di sorta ad incidere sull’inchiesta, né tantomeno una qualsivoglia incidenza.
Come si ricorderà infatti, al centro della vicenda c’è la nota intervista di 8 anni fa realizzata da le Iene, rilasciata dall’ex sindaco Piccini, in cui si riferiva di ipotetici “festini” ai quali avrebbero perfino partecipato i magistrati che indagarono sulla morte di David Rossi e che per questo, sempre secondo quella ricostruzione diffusa in tv, e reputata gravemente diffamatoria dai pm, avrebbero "insabbiato" l'inchiesta. Su tali affermazioni aveva poi indagato la Procura genovese che aveva poi chiesto l’archiviazione con formula piena dal momento che il fatto non sussiste.
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