Siena
Piazza del Campo
Questa sera alle 21.15 su Rai 5 va in onda “Siena e il senso della vita”, il documentario di Luigi Maria Perotti che racconta la città come un palcoscenico a cielo aperto, dove ogni pietra, ogni vicolo e ogni voce custodiscono storie antiche e riflessioni profonde sull’esistenza umana. L'opera era già andata in onda a marzo, scatenando però alcune polemiche da parte del Consorzio per la Tutela del Palio, in merito all'utilizzo di alcune immagini del Palio. Risolte le controversie, è tornato disponibile per la visione su RaiPlay e sarà trasmesso nuovamente.
Il film si distanzia dalle tradizionali celebrazioni del Palio, utilizzandolo invece come metafora per affrontare una delle domande più universali: qual è il senso della vita? Attraverso gli incontri con i senesi, che vivono e respirano la città, il regista esplora il Palio come una parabola esistenziale, un rito collettivo che mette in gioco temi come la competizione, la sorte e il destino.
Luigi Maria Perotti passeggia per le vie di Siena
Perotti era inizialmente intenzionato a raccontare aspetti storici e sociali come il Medioevo senese, Cecco Angiolieri o la realtà dei lavoratori universitari, ma ha cambiato rotta durante le riprese. La sua esperienza diretta e gli incontri con i senesi lo hanno portato a vedere il Palio non solo come una corsa, ma come una parabola esistenziale, un rito collettivo che interroga il senso della vita, la competizione, la sorte e il destino.
Ed ecco che passeggiando tra i vicoli medievali, un tempo calpestati da Cecco Angiolieri, il documentario invita a riflettere su interrogativi fondamentali: conta di più la meta o il percorso? Il fine giustifica davvero i mezzi? “Siena e il senso della vita” svela così una Siena inedita, fatta di persone, passioni e domande senza tempo.
La domanda finale resta aperta: se la sorte smettesse di decidere e il Palio non avesse mai fine, il teatro della vita continuerebbe a riempirsi? Un appuntamento imperdibile per chi vuole scoprire la città oltre le sue mura, immergendosi in una riflessione profonda e coinvolgente.
Luigi Maria Perotti
Chi è il regista
Luigi Maria Perotti è nato il 22 agosto 1975 a San Benedetto del Tronto. Laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Macerata, ha realizzato numerosi documentari e film, spesso con un taglio storico e sociale. Tra le sue opere più note si annoverano il documentario del 2008 L’infame e suo fratello, che racconta la storia delle Brigate Rosse, e Florence Fight Club (2009), un documentario sul calcio storico fiorentino. Nel 2020 ha realizzato il documentario Il Papa ed Hitler, che esplora il rapporto tra Pio XII e Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Perotti è attivo come filmmaker freelance e ha partecipato a importanti festival e iniziative europee dedicate al cinema documentario.
L'autore racconta la sua esperienza
"Quando ho deciso di venire a Siena, non potevo immaginare dove mi avrebbe condotto questo viaggio - ha spiegato Perotti -Prima di arrivare, avevo pensato di parlare del Medio Evo senese, di Cecco Angiolieri o di quello che sta succedendo nei laboratori dell’Università. Complice il fatto di non averlo mai visto dal vivo, avevo tra i miei propositi quello di non raccontare Siena ed il Palio per l’ennesima volta. Se ora mi ritrovo a far io stesso il giro dei cavalli carico di pensieri impossibile è perché, Passo dopo passo, incontro dopo incontro, ho capito che quella che consideravo un semplice corsa è invece una parabola della vita, una messa in scena del nostro passaggio terreno, con cui l’uomo ha cercato di curare le inquietudini ed esorcizzare le domande che da sempre lo accompagnano".
Un frame del documentario
Da Italo Calvino ad Eugenio Montale, il Palio come metafora esistenziale
Il Palio di Siena è da sempre considerato una potente metafora della vita, un rito collettivo che intreccia passione, destino, competizione e identità. Numerosi libri e film hanno esplorato questa dimensione profonda della celebre corsa, raccontando non solo la festa ma anche il senso esistenziale che essa racchiude.
Tra le opere letterarie più significative, spiccano le riflessioni di Italo Calvino, che descrive Siena come un mondo a sé, dove il Palio non è solo una gara ma il fulcro attorno a cui ruotano le passioni, i rapporti umani e l’identità stessa della città. La tradizione e l’emozione del Palio sono state raccolte in antologie come "Visioni di Palio", che riuniscono racconti, poesie e saggi di scrittori e intellettuali affascinati dal rito.
La poesia ha dato un contributo fondamentale a questa lettura simbolica: Eugenio Montale, ad esempio, nel suo componimento “Palio” interpreta la corsa come un “giro di trottola”, una rappresentazione ciclica della vita con tutte le sue tensioni e incertezze, anticipando anche le inquietudini di un’epoca segnata dalla guerra.
Il Palio di Siena, rito collettivo espressione di identità e coesione sociale
Il Palio di Siena non è solo una corsa di cavalli, ma un fenomeno culturale e sociale che incarna la passione viscerale dei senesi, un legame profondo con la propria città, le contrade e una tradizione secolare. Numerosi libri, film e studi hanno raccontato questa complessa realtà, svelandone i molteplici significati e l’intensità emotiva che coinvolge tutta la comunità.
Tra le opere più apprezzate vi è “Il Palio di Siena. Una festa italiana” di Duccio Balestracci, che offre un viaggio nel tempo e nella storia della manifestazione, sottolineando come il Palio sia molto più di una semplice gara: è un caleidoscopio di storia, cultura e identità popolare che affonda le radici nel Seicento e si è trasformato nel corso dei secoli in una festa “fatta dal popolo”.
Il Palio di Siena
La letteratura paliesca è ricca di contributi di scrittori e poeti che hanno colto la natura profonda del Palio. William Heywood, con il suo libro Nostra Donna d’Agosto (1899), ha descritto il Palio come il “Principe Azzurro” che risveglia Siena dal torpore, mentre Aldo Palazzeschi ha parlato di una “discordia giocata con grazia” nella folla vibrante della piazza.
Tommaso Landolfi e Piero Bargellini hanno evidenziato come il Palio rappresenti l’anima stessa di Siena, una civiltà continua fatta di passioni alte e memoria condivisa, nata come protesta e speranza di rinascita dopo secoli di conflitti. Vasco Pratolini e Guido Piovene hanno raccontato il Palio come una guerra simbolica, un evento politico e identitario, orgoglio di una “città-patria”.
Il Palio è stato anche oggetto di documentari e film che ne hanno esplorato la dimensione emotiva e sociale, mostrando come la passione per la corsa e per la contrada sia un’esperienza che coinvolge generazioni e che va oltre la semplice competizione sportiva. Queste opere spesso mettono in luce il carattere viscerale del legame tra i senesi e la loro festa, fatta di orgoglio, rivalità e appartenenza.
Numerosi studi antropologici e sociologici hanno analizzato il Palio come rito collettivo, espressione di identità e coesione sociale. Il Palio è visto come una manifestazione che unisce la comunità, rafforza i legami tra i cittadini e rappresenta un momento di forte partecipazione emotiva e culturale.
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