Economia
L'ad di Mps Lovaglio
Gioco, partita, incontro. Mps si porta a casa Mediobanca e lo fa senza soffrire. Se il superamento della soglia del 35%, quella utile a dare esito positivo all’operazione, aveva dato la fumata bianca, l’ultimo giorno dell’offerta fa squillare le trombe. Le adesioni degli azionisti di piazzetta Cuccia all’Opas promossa da Rocca Salimbeni arrivano al 62,29%.
Un totale che permette all’istituto senese di ottenere larga operativa nei confronti della banca di investimento e soprattutto godere di benefici economici non indifferenti. Come ricorda il prospetto dell’Ops, trasformatasi in Opas con il rilancio in contanti da 750 milioni, “facendo leva su una base imponibile consolidata piu' elevata e iscrivendo a bilancio 1,3 miliardi di Dta (attualmente fuori bilancio), portando il totale a 2,9 miliardi. Nei successivi sei anni, l'utilizzo di tali Dta genererà un significativo beneficio di capitale (500 milioni l’anno), in aggiunta al risultato netto”.
Non finisce qui però, perché, se come appare probabile, i termini dell’offerta si dovessero riaprire dopo una settimana di stop per un altro breve periodo, allora sì che il bottino grosso sarebbe a portata di mano. Non è un mistero che Luigi Lovaglio abbia mantenuto piena fiducia in quel traguardo posto da lui stesso nello scorso gennaio, ovvero il 66,7%. In questo modo potrà sfruttare a pieno le sinergie tra i due istituti, avendo così la possibilità di ottenere risultati finanziari ancora più importanti.
La vittoria del banchiere ha anche un’altra conseguenza. Dopo mesi di braccio di ferro, la giornata di ieri sancisce la resa ufficiale di Alberto Nagel. Il ceo di Mediobanca, dopo oltre 30 anni di militanza, a breve dovrebbe presentare le proprie dimissioni. Passo indietro che potrebbe arrivare già nel prossimo cda. Con lui dovrebbero cedere l’onore delle armi anche tutti i consiglieri.
Già mesi fa Lovaglio aveva ipotizzato una sostituzione al vertice nel caso l’operazione fosse andata a buon fine. A questo punto non è questione di se ma di chi. Cioè la persona che sarà chiamata a sostituire proprio l’ad.
La scalata del Monte dovrebbe avere ripercussioni anche nel panorama finanziario. Dirette perché non è escluso che Rocca Salimbeni possa puntare a ulteriori sinergie, allargando ulteriormente il perimetro del terzo polo bancario. Ci potrebbero però essere anche dei riverberi indiretti. Mediobanca, con il 13%, era l’azionista di maggioranza di Generali. Ad aprile, tramite una lista di riferimento, aveva eletto 10 dei 13 membri del cda del colosso assicurativo.
Partecipazione che si intreccia con gli interessi dei gruppi Del Vecchio e Caltagirone, primi sostenitori del piano adottato da Lovaglio. Capace poi nel tempo di convincere alcune degli imprenditori più importanti a livello nazionale, come i Benetton e i Doris, nonché fondi istituzionali e privati. Da preda a predatori in poco più di tre anni. Roba da non crederci.
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