Economia
Mps
C’era un tempo dove una banca di provincia, con velleità regionali, si era spinta a sfidare i colossi del credito italiano. Era finita male. Quel fallimento aveva rappresentato una vittoria per chi non vedeva di buon occhio questa intrusione.
A distanza di molti anni Mps bussa ancora una volta alla porta del gotha bancario nazionale. Lo fa per entrare dall’ingresso principale dopo aver conquistato Mediobanca, tempio della finanza italiana. Impossibile solo immaginarlo poco tempo fa. E ancora di più, forse, pensare che i manager di piazzetta Cuccia si spingessero fino a Siena per confrontarsi su chi sarà chiamato a guidare la realtà milanese.
Di fronte le figure apicali dei due istituti. Una sorta di casting. Secondo fonti vicine al dossier, in prima fila ci sarebbe Alessandro Melzi d’Eril, ceo di Anima Holding. A tallonarlo Riccardo Mulone, numero uno di Ubs in Italia. Nella partita c’è Francesco Pascuzzi, manager di primo piano di Goldman Sachs. Per quanto riguarda la presidenza sembrerebbe avere ampio margine l’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli.
La lista andrà depositata entro il 3 ottobre, mentre la scelta avverrà nell’assemblea dei soci di Mediobanca, in programma il 28 ottobre. A questo proposito un cda dovrebbe essere in programma tra giovedì e venerdì. La prossima settimana poi i manager delle rispettive banche dovrebbero fare il percorso inverso.
Una volta indicati i profili, ci sarà da dare una strategia che si intersechi con quella di Mps. L’obiettivo è sfruttare al massimo il brand e la complementarietà tra le due realtà. Passaggi sottolineati a più riprese dall’ad Luigi Lovaglio, convinto che l’acquisizione di Mediobanca avrebbe consentito a tutti gli investitori coinvolti di massimizzare il ritorno. In attesa di certezze, a Piazza Affari il titolo ha subito un lieve ribasso: le azioni hanno perso il 0,76%, venendo scambiate a chiusura di giornata a 7,54 euro.
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