Politica
Giani ha scelto la sua Giunta
Un lungo lavoro di trama e ordito. Necessario per tessere la tela della giunta regionale. Andato avanti fino alle soglie della prima seduta del Consiglio regionale, perché la partita a scacchi tra il presidente Eugenio Giani e la segreteria regionale del Pd si è protratta oltremodo. Veti e controveti. Schleiniani contro riformisti. Alla fine il governatore ha dovuto cedere su Alessandra Nardini (Pd), ma in cambio ha ottenuto il via libera a Cristina Manetti (Casa Riformista) e al fidato Bernard Dika come sottosegretario.
Oltre a Nardini e Manetti, la squadra che lo accompagnerà nei prossimi cinque anni è composta da Monia Monni (Pd), Leonardo Marras (Pd), entrambi confermati come la stessa Nardini, Filippo Boni (Pd), Mia Bintou Diop (Pd), vera sorpresa e neovicepresidente regionale, Alberto Lenzi (Avs) e David Barontini. La presidente dell’assemblea toscana sarà Stefania Saccardi (Casa Riformista). Antonio Mazzeo (Pd) e Diego Petrucci (FdI) i vice.
A livello territoriale Pisa esce vincitrice la contesa, portando a casa tre assessori: Nardini, Barontini, consigliere comunale di Cascina, e Lenzi, sindaco di Fauglia. Firenze avrà Giani, Monni, Manetti (oltre a Saccardi). Livorno, che chiedeva con insistenza un assessore dopo cinque anni di digiuno, sarà rappresentata da Diop, attuale consigliere del comune labronico. Lo stesso risultato ottenuto da Arezzo con Boni, ex vicesindaco di Cavriglia. Il sud della Toscana potrà contare anche su Marras, in rappresentanza di Grosseto.
Resta a bocca asciutta Siena. Giani ha provato in ogni modo a ottenere la conferma di Bezzini alla Sanità (che ora andrà a Monni), ma la barricata alzata da Fossi ha prevalso. Nelle ultime ore c’era stato anche un rilancio per Stefania Lio, vicesegretaria regionale dem: una candidatura che però non ha visto il traguardo. Il territorio si ritrova così spoglio di quei riferimenti che lo avevano messo in risalto nell’ultima legislatura. Con Bezzini assessore sarebbe entrata Anna Paris in Consiglio, mentre adesso a tenere alza la bandiera della provincia saranno lo stesso ex presidente provinciale ed Enrico Tucci (FdI), che in qualità di consigliere anziano, ha dato il via ai lavori d’aula, prima che subentrasse Saccardi.
Per quanto riguarda le deleghe, Giani le comunicherà nei prossimi giorni. A parte Monni, l’altra certezza è Manetti alla Cultura. Per arrivare a conoscere la composizione della rosa sono servite circa tre ore. Prima i passaggi tecnici per l’elezione del presidente consiliare (Saccardi è stata scelta anche con i voti dell’opposizione), dei vice, dei questori e dei segretari.
Poi un lungo excursus sul programma di mandato, dove ha toccato un punto che da una parte della coalizione, soprattutto Avs e M5S, è molto sentito: “L’acqua deve tornare bene comune. Vogliamo che torni a essere pubblica in un processo che dovrà coinvolgere i comuni”.
Quindi è arrivato il momento dell’elenco. Fatto però di sette nomi, perché all’appello mancava quello di Marras. L’aula ha mormorato, ma Giani non si è fatto prendere in contropiede. Con una teatralità che gli è propria, ha ribattuto di non esserselo dimenticato, dando là a un elogio dell’assessore.
A quel punto non si è sottratto da un commento delle scelte fatte: “Unisce rinnovamento e quindi energie giovani a esperienza che raccoglie il territorio e conseguentemente dà voci di espressione sul territorio che ha, naturalmente, le caratteristiche di una squadra, anche perché dovremmo governare tenendo conto che questa volta non c’è la preponderanza di un partito. Questa volta c’è un’articolazione su quattro forze politiche che sono rappresentate in Consiglio e quindi anche l’equilibrio politico con cui l’ho costruita”.
Giani si è soffermato in particolare sulla scelta di Diop: “È un’idea che è nata nel corso di queste giornate, nel voler dare voce e rappresentanza ai territori, ma di volergliela dare con persone che in qualche modo interpretassero anche l’esperienza di novità che da questi territori potevano venire”. Il triplice fischio arriva, fine delle ostilità.
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