L'inchiesta
Chiara Poggi
Non solo l’impronta di mano insanguinata sulla scena del crimine che al tempo non fu presa in considerazione, anche un altro elemento potenzialmente decisivo torna in pista e potrebbe portare a una svolta nell’ambito della nuova inchiesta sul caso del delitto di Garlasco, a quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, che scosse l’Italia conquistando le prime pagine dei giornali e aprendo un dibattito senza fine.
Rita Cavallaro, giornalista de Il Tempo
Come riporta il quotidiano Il Tempo, in un articolo a firma di Rita Cavallaro, un nuovo Dna maschile, rilevato nel 2007 sul pollice destro della giovane, torna oggi al centro delle indagini e potrebbe essere finalmente collegato a un nome.
La villetta di via Pascoli a Garlasco
Il campione, catalogato con la sigla “MDX1” dal Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri, era stato raccolto con un tampone durante i primi rilievi immediatamente dopo il delitto. All’epoca, però, l’esame non aveva fornito risultati chiari: un effetto “ladder”, cioè un’amplificazione casuale del Dna, e un’intensità dei segnali troppo bassa avevano impedito di interpretare il profilo con certezza. Tuttavia, la presenza di marcatori indicava senza ombra di dubbio che si trattava di un Dna maschile.
Lo stesso profilo era stato analizzato nuovamente nel 2014 da una figura chiave, il professor Francesco De Stefano, già coinvolto nell’estrazione dei profili genetici più noti del caso, tra cui quello attribuito ad Andrea Sempio, indagato con l’accusa di omicidio in concorso. Anche allora, però, non si arrivò a risultati conclusivi. Oggi, con le tecniche più avanzate disponibili nelle indagini genetiche e i tracciati originali ancora conservati, gli esperti sperano di ricavare un profilo più nitido, forse addirittura individuando l’identità di questo nuovo Dna misterioso.
L'interno della scena del crimine
Parallela a questa pista c’è l’esame in corso sulle altre tracce femminili, presenti in vari punti chiave della villetta di via Pascoli dove Chiara è stata uccisa. Queste tracce, risalenti anch’esse al 2007, non sono mai state pienamente interpretate a causa della scarsità di materiale genetico recuperabile. Ora, grazie ai progressi scientifici, potrebbero diventare un’importante fonte di informazioni sulla dinamica dell’omicidio e sulle persone presenti sul luogo.
Questa nuova traccia genetica rafforza l’ipotesi, sostenuta dalla Procura di Pavia, che sulla scena del crimine non fosse presente una sola persona, ma più individui coinvolti. Il pubblico ministero Fabio Napoleone ha incaricato la superconsulente Cristina Cattaneo di concentrarsi su due aspetti chiave: l’identificazione dell’arma del delitto e la presenza di possibili complici. Attualmente, la procura ritiene che Andrea Sempio non abbia agito da solo, e l’esame di questo nuovo Dna potrebbe essere decisivo per capire chi siano gli altri soggetti coinvolti.
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