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Delitto di Garlasco, a Filorosso l'avvocato Lovati va all'attacco: "Indagine sleale". E assicura: "Sempio non andrà a processo, sarà prosciolto"

Il difensore dell'indagato lamenta: "I carabinieri di via Moscova hanno telefonato a Sempio senza avvertirmi perché andasse a fare di nuovo le impronte"

Caterina Iannaci

03 Settembre 2025, 19:02

Massimo Lovati

Avvocato Massimo Lovati

Sempio? Non andrà a processo, sarà ascoltato dal gip e sono certo che ci sarà il proscioglimento". Lo assicura Massimo Lovati, l’avvocato difensore dell’indagato, amico del fratello di Chiara, nel nuovo filone riguardante il caso del delitto di Garlasco, durante l’ultima puntata di Filorosso, su Rai1, dove si è analizzato gli ultimi sviluppi dell’annosa vicenda.

“Io avevo l’incubo che con l’esame della spazzatura succedesse qualcosa, questo incubo non ce l’ho più dopo che è stato verificato il contenuto dei rifiuti, ho capito che era un incubo senza fondamento” — ancora Lovati, che si è tolto alcuni sassolini dalle scarpe, in riferimento alle impronte prese al suo assistito.

L'avvocato Lovati in collegamento a Filorosso

“Siccome però l’indagine è stata insidiosa e sleale in un paio di occasioni, è legittimo non fidarsi più — ha attaccato Lovati — la slealtà più eclatante è stata quando, un mese e mezzo dopo aver già preso le impronte del mio assistito, nel giorno in cui veniva sciolta la riserva del magistrato, i carabinieri di via Moscova hanno telefonato a Sempio senza avvertirmi perché andasse a fare di nuovo le impronte, e questa è una slealtà poiché dovevano avvertire i legali di Andrea Sempio. Quest’impronta presa con questo metodo illecito dicono che c’entri con l’impronta 33”. 

Andrea Sempio

Non è la prima volta che Lovati attacca frontalmente il lavoro degli investigatori: dal "fruttolo", "fa ridere chi ha promosso questa indagine stabilendo di vivisezionare geneticamente una spazzatura dopo 18 anni dal fatto omicidiario" ha affermato nelle scorse settimane. "È un’inchiesta piena di trabocchetti - aggiunse in una intervista a Il Giorno - già partendo dal capo d’incolpazione, in concorso, che non lascia spazi difensivi: è ingannevole. Poi chiamano il mio assistito per rifargli le impronte con l’inchiostro: non mi posso fidare. Possono fare tutto quello che vogliono, impunemente".

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