Siena
Si allungano i tempi per fare chiarezza sulle eventuali responsabilità nella morte di Paolo “Peo” Gozzi, deceduto il 7 luglio 2023 all’ospedale de Le Scotte di Siena dopo un incidente stradale e una successiva serie di presunti errori medici durante il ricovero. Tutto è rinviato al prossimo 2 dicembre, quando verranno nominati i periti da parte del giudice e il procedimento tornerà in aula per l’udienza preliminare, presumibilmente nella primavera del 2026. Ieri mattina, il Gup Andrea Grandinetti – davanti ai familiari di Gozzi, presente la sorella Simona, la fidanzata Giulia e i suoceri - ha accolto la richiesta di alcune difese dei quattro imputati, disponendo che la perizia si svolga come incidente probatorio. Fino ad oggi era stata effettuata soltanto una consulenza tecnica da parte degli esperti del pubblico ministero, ma non una consulenza completa. Con la nuova decisione, il giudice incaricherà un collegio peritale e formulerà i quesiti da sottoporre agli specialisti. Difese, parte civile e procura potranno nominare propri consulenti tecnici di parte. La perizia sarà così eseguita in contraddittorio tra tutti i soggetti coinvolti. Non c’è dubbio che questo nuovo passaggio segna una tappa importante e diversa rispetto a quanto avvenuto fino ad ora, introducendo un elemento significativo nel procedimento.
Le accuse
Ieri mattina il sostituto procuratore di Siena, Silvia Benetti, si è presentata in aula con la richiesta di rinvio a giudizio per quattro medici dell’ospedale Le Scotte accusati di omicidio colposo per la morte di Gozzi, 49 anni, contradaiolo della Chiocciola, dipendente di Sei Toscana e noto manager della Compagnia dei Toscanacci. Il provvedimento interessa un neurochirurgo in servizio all’epoca dei fatti, due dirigenti medici del Pronto Soccorso che si sono avvicendati nei turni e un medico intensivista. Secondo l’accusa, i quattro avrebbero agito in cooperazione colposa, adottando scelte cliniche non conformi alle buone pratiche riconosciute dalla comunità scientifica. Per quanto riguarda invece la persona che era alla guida del veicolo, il Pm ha chiesto l’archiviazione, ritenendola completamente estranea ai fatti.
Parla il legale della famiglia
L’avvocato della famiglia di Paolo Gozzi, Stefano Severi, precisa: “Evidentemente alcuni aspetti della relazione tecnica non sono stati chiariti o approfonditi e non sono state fornite risposte esaustive ai chiarimenti richiesti sia dal giudice che dai consulenti tecnici di parte. Una volta conferito l’incarico ai consulenti tecnici, questi avranno a disposizione i classici 90-120 giorni per depositare la loro relazione”. Il legale osserva mestamente: “Per la famiglia non è facile affrontare questi tempi lunghi, anche perché le cose sembrano andare avanti senza avere risposte concrete. Da parte nostra il desiderio è quello di conoscere la verità, di capire quale sia stata la causa della morte di Paolo. Non puntiamo il dito contro nessuno in particolare, ma vogliamo sapere cosa è realmente accaduto. Sarà la giustizia a stabilire eventuali responsabilità”.
La storia
Paolo Gozzi fu ricoverato il 4 luglio 2023 in seguito a un grave incidente stradale con una macchina, verificatosi a Sant’Andrea in Montecchio mentre era in sella alla sua moto: le lesioni riportate comprendevano diverse fratture alle vertebre cervicali e un edema midollare. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, che ha indagato sulla vicenda per due anni — inizialmente sotto la guida del magistrato Nicola Marini — i medici coinvolti avrebbero scelto un trattamento ormai superato e privo di solide basi scientifiche, in particolare la somministrazione di corticosteroidi per quello che è stato definito uno shock spinale. Nello specifico, il neurochirurgo avrebbe suggerito un protocollo terapeutico non più riconosciuto come valido, mentre uno dei medici del Pronto Soccorso avrebbe somministrato un farmaco in dose eccessiva. L’errore, sempre secondo l’accusa, sarebbe proseguito con la collega che prese servizio nel turno successivo, la quale non avrebbe rilevato l’errore nel dosaggio né monitorato in modo adeguato il peggioramento delle condizioni del paziente. Quando il quadro clinico di Gozzi si è ulteriormente aggravato, sono stati avviati nuovi trattamenti che, invece di apportare benefici, avrebbero provocato ulteriori scompensi. Infine, il medico della terapia intensiva avrebbe deciso per una cura ritenuta non necessaria, peggiorando la situazione fino a causare, secondo la Procura, l’arresto cardiaco fatale. Nella richiesta di rinvio a giudizio, il sostituto procuratore Silvia Benetti sottolinea come siano state raccolte numerose prove, tra cui relazioni di esperti, consulenze medico-legali e tutta la documentazione clinica del caso. Ora, però, con la decisione del Gup di disporre una nuova perizia in sede di incidente probatorio, si apre una nuova fase dell’inchiesta: saranno i periti nominati dal giudice, lavorando in contraddittorio tra tutte le parti coinvolte, a dover chiarire i punti ancora controversi della vicenda.
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