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L'inchiesta

Delitto di Garlasco, nella relazione del Ris anche il profilo psicologico su Sempio e un accertamento col drone: valutata una via di fuga dalla villetta finora mai presa in considerazione

Le novità emerse nell'ultima puntata di Ore14 Sera

Caterina Iannaci

19 Settembre 2025, 14:35

Garlasco

Garlasco, la villetta di via Pascoli

Un accertamento informatico col drone e un profilo psicologico su Andrea Sempio: sono alcuni degli elementi delle 300 pagine della relazione del Ris di Cagliari che ha eseguito la BPA nell'ambito della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, rivelati nel corso dall'ultima puntata di Ore14Sera su Rai2. Nonostante le prime indiscrezioni per cui sarebbe stata esclusa la presenza di più killer nella casa, si confida che emergano interessanti novità pronte a mettere in discussione la vicenda.

Lo studio coordinato da Milo Infante

"Qualora venisse riscritta una dinamica, quest’ultima ha una durata, perché se io devo fare 100 metri o 400 metri, non li posso fare entrambe le cose in 15 secondi - ha commentato l'avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi -  Personalmente, sono convinto che ci sia un collegamento tra la nomina della professoressa Cattaneo e gli esiti delle consulenze".

L'avvocato Antonio De Rensis

Sempre a Ore14Sera l’inviata Arianna Giunti ha svelato: "La nuova consulenza è di 300 pagine e l’ha depositata il tenente colonnello Andrea Berti dei Ris di Cagliari. Contiene anche un supporto informatico. Quel giorno, il 9 giugno, data del sopralluogo, avevano dato importanza anche all’esterno della villetta, cercando con il drone: dietro la villetta ci sono dei campi, una via di fuga alternativa mai presa in considerazione prima. C’è anche una relazione dei carabinieri del RaCIS su quello che sarà il profilo psicologico di Andrea Sempio".

Rita Cavallaro

De Rensis in trasmissione ha ricordato che la Cassazione ha definito l’omicidio un delitto d’impeto: "Quindi dove ha preso l’arma?" si chiede. In studio anche la giornalista Rita Cavallaro, la quale fa notare un dettaglio importante sulla scena del crimine: "C’è la traccia della mano insanguinata (pare non sia di Chiara perché è una mano sinistra e la sua era pulita al momento del ritrovamento) che si trova nella gora, una pozza di sangue che per formarsi, pare, ci vogliono almeno 15 minuti", un tempo che secondo gli esperti in studio è troppo lungo per Stasi, perché alle 09:27 stava già lavorando al pc. Roberta Bruzzone, anche lei ospite in studio, però contesta: "La traccia trovata nella gora non può essere una mano: è evidente, guarda la distribuzione delle tracce più allungate!".

Luca Fazzo rivela poi un retroscena: "In agosto un inquirente mi aveva detto che la vecchia perizia medico-legale è stata fatta su misura, venne scritto quello che veniva chiesto al medico legale di scrivere da parte degli inquirenti". Milo Infante interviene per frenarlo: "Tu ci vedi malafede? Se lo dici così, sembra ci sia malafede. Non posso farti passare questa cosa". Bruzzone avverte: "Attenzione", ma Fazzo corregge il tiro: "No, quando ci si innamora di una tesi…". Infante approva: "Ecco, diciamo così". Fazzo conclude: "Quando ci si convince che il colpevole è Luca Fazzo e bisogna incastrarlo a tutti i costi, allora le cose avvengono".

Andrea Sempio e Alberto Stasi

Si torna poi a un interrogativo cruciale ancora aperto: "Perché spostare il corpo di Chiara? Perché prendersi la briga di buttarlo giù dalle scale?", domanda il conduttore Milo Infante. Roberta Bruzzone risponde con la sua analisi psicologica dell’assassino: "Il trasferimento del corpo è un meccanismo prodotto da un bisogno psicologico dell’assassino, ovvero quello di distanziare da sé la visione di quanto commesso. Serve ad abbassare l’impatto e la gravità di quanto fatto, soprattutto se c’è una relazione significativa tra aggressore e vittima, non per forza affettiva ma di conoscenza importante. Il soggetto tende così a neutralizzare la gravità del gesto con una condotta senza spiegazione razionale, perché l’aggressione non trae vantaggio dallo spostare il corpo. Questo avviene soprattutto se il delitto non è premeditato. Altri gesti simili sono coprire il volto o la salma, o fare operazioni per distanziare visivamente la gravità del fatto. Dal mio punto di vista, Chiara conosceva il suo aggressore e avevano un rapporto importante".

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