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Il caso

Siena, il ministro Bernini accoglie gli studenti di Gaza all'Università ma scatta la contestazione degli attivisti Pro Pal

“Questi ragazzi sono qui grazie al corridoio umanitario universitario". A chi l'ha contestata: "Meno slogan e dare più supporto agli studenti palestinesi"

Vincenzo Battaglia

08 Ottobre 2025, 05:19

Bernini Università di Siena

Il ministro insieme agli studenti di Gaza accolti dall'Ateneo

È stata la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ad accogliere le cinque studentesse e lo studente proveniente dalla Striscia di Gaza, insieme al Rettore dell'Università di Siena, al professor Federico Lenzerini, delegato dell'Ateneo alle aree di crisi, e la direttrice generale Beatrice Sassi, oltre a tutte le autorità della città. All'ingresso del Rettorato in Banchi di Sopra la ministra è stata contestata da circa 30 appartenenti al Comitato per la Palestina. La ministra li ha invitati a salire all'iniziativa, ma la contestazione è proseguita.

«Non sono gli slogan che salvano le vite» — afferma la ministra Bernini —. Ho grande rispetto della libertà di parola e di manifestazione, l'ho sempre garantita e tutelata dentro l'Università, con un unico limite: no alla violenza. Queste non sono interlocuzioni. Ho chiesto loro se volevano venire, ma mi hanno urlato di andare a quel paese. Devono fare meno slogan e dare più supporto agli studenti palestinesi. Le manifestazioni non salvano le vite e il nostro obiettivo è salvare vite".

Lo sforzo del governo per portare questi studenti in Italia è stato molto importante, con una missione internazionale: «Siamo andati in Giordania a prendere 39 studenti — ha raccontato la ministra —, il primo corridoio umanitario universitario mai aperto in Italia e in Europa. Li abbiamo presi grazie alle Università italiane, al momento sono 41 che hanno aderito. Andrò a prendere altri studenti, merito del lavoro della Farnesina e al supporto della Protezione Civile e del Ministero della Difesa. Sono studenti che provengono dalla Striscia di Gaza, hanno viaggiato tre giorni per arrivare in Giordania e adesso sono venuti in Italia, e per loro questo fa tutta la differenza del mondo. Ho visto dei volti mercoledì mattina e ora ne vedo degli altri. Gli studenti sono in una città bellissima dove possono studiare e vivere. L'unico modo per portare la pace è ricostruire insieme. Abbiamo stanziato 170 borse di studio, ma non sono mai contenta, quindi continuerò a lavorare. Il corridoio giordano continuerà a rimanere aperto. Credo che sia l'unico segnale che io possa dare. Tutto il resto per quanto mi riguarda è folklore».

Le ragazze e i ragazzi svolgeranno i corsi di ingegneria informatica, economia e management, lingue e comunicazione interculturale. La ministra ha fatto anche una promessa ai sei rifugiati: «Non lascerò mai soli gli studenti» — sottolinea Anna Maria Bernini —, ringrazio anche il Monte dei Paschi di Siena che ha cofinanziato alcune borse di studio. I ragazzi avranno vitto e alloggio. Seguiremo il bellissimo esempio di un'infrastruttura giordana, che sta al confine con la Siria. C'è un centro di ricerca dove lavorano insieme persone di nazionalità diverse, tra cui iraniani, palestinesi e israeliani.

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