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Il caso

Yulia uccisa con una fucilata alla testa dall'ex, è iniziato il processo. La madre: "Voglio giustizia"

I primi testimoni a febbraio, non sarà ascoltata la figlia piccola. In aula l'imputato

Claudio Coli

25 Novembre 2025, 05:29

Entrerà nel clou a febbraio il processo sulla morte di Ana Yuleisy Manyoma Casanova, per tutti Yulia, la cuoca colombiana di 32 anni uccisa dall’ex fidanzato Luis Fernando Porras Baloy, con un colpo di fucile che l’ha centrata alla testa. Il procedimento sul tragico fatto avvenuto il 10 agosto del 2024, in una casa in strada del Villino è iniziato ieri mattina al tribunale di Siena, in Corte di Assise, dinanzi al collegio guidato dal giudice Fabio Frangini – con a latere Simone Spina – e composto da sei giudici popolari e quattro sostituti. Baloy, al momento ai domiciliari e presente sul banco degli imputati, è a giudizio immediato con le imputazioni di omicidio doloso, aggravato dalla relazione affettiva e dai presunti maltrattamenti.

In udienza sono state sbrigate le varie burocrazie propedeutiche all’inizio dell’istruttoria: la Corte ha detto no alla richiesta della difesa del giovane sotto accusa per il rito abbreviato, e sono stati ammessi tutti i cinquanta testimoni di Procura, difesa e parti civili (si sono costituiti i familiari della ragazza, la mamma, il fratello, la cognata e la figlia piccola) un numero che comunque potrebbe essere ridotto, come da indicazione dei giudici. La discussione si è poi inoltrata sull’ammissione e utilizzabilità di prove e atti, sono stati esclusi alcuni documenti e annotazioni ritenuti non irripetibili, ed è stato disposto il rinvio al 9 febbraio 2026, quando saranno ascoltati i primi 13 testi della Polizia giudiziaria che hanno affrontato il caso e promosso le indagini, fra questi anche l’ex capo della Squadra Mobile di Siena Riccardo Signorelli. Il 23 febbraio si proseguirà invece con gli elementi della Polizia scientifica di Siena e Roma. Il processo andrà avanti nelle stesse date a marzo con altri testimoni, tra consulenti, amici e parenti della vittima. Non sarà invece ascoltata la figlia piccola di Yuleisi, salvo, ha spiegato il presidente Frangini, che ci sia una “necessità”.

Oltre a delineare i contorni del fatto di sangue, che l’accusa reputa un femminicidio, il procedimento scaverà per ricostruire i presunti maltrattamenti che la giovane avrebbe subito fin dal 2016: “Voglio giustizia per Julia e per tutte le donne che stanno soffrendo in silenzio” ha detto Jasmine, la mamma di Yuleisi prima dell’inizio dell’udienza. Fuori dal Tribunale, durante la mattinata, è stato inscenato un sit in da parte della collettiva Frog, la quale ha esposto uno striscione “Per Yulia, per tutte”, così da sensibilizzare sulla questione della violenza di genere in occasione del 25 novembre.

Gli avvocati Bellandi e Di Benedetto

“Nel dibattimento – hanno dichiarato gli avvocati Michele Bellandi e Vincenzo Di Benedetto, difensori dei parenti della vittima – avremo modo di chiarire i numerosi episodi di maltrattamenti, abbiamo testimoni che faranno luce su ciò”. Per la famiglia è difficile in questo momento affrontare il processo, la vittima proveniva da anni di maltrattamenti e sopraffazioni, la loro speranza è che il ricordo di Julia tenga alta l’attenzione sul tema”. “Auspichiamo – conclude l’avvocato Leandro Parodi, difensore con Alessandro Betti di Baloy – che si possa trovare la verità all’esito del processo”.

Gli avvocati Betti e Parodi

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