Lavoro
Beko, oggi le assemblee dei lavoratori
I lavoratori si ritroveranno oggi per fare il punto della situazione. I sindacati li metteranno al corrente sulle interlocuzioni avute con Beko e delle questioni legate alle mensilità aggiuntive a valere sul 2027. Il problema non riguarda soltanto la parte economica, anche se dovendo contare solo sulla cassa integrazione a zero ore, non è secondaria.
Il nodo principale è sempre legato al futuro aziendale. Il vicesindaco Michele Capitani non ha chiuso alla possibilità che il presidio in viale Toselli possa ospitare più aziende. Quello “spezzatino” avversato in passato dalle sigle sindacali, ma che adesso, per più motivi, può risultare utile. In ballo per quello che è noto sono tre le manifestazioni d’interesse presentate per iscritto. Una decina invece le realtà che si sarebbero dette interessate. Non sono mai emersi ufficialmente i nomi. Sono noti però gli ambiti, veicolati dal presidente regionale Eugenio Giani e poi certificati nell’incontro al Ministero di metà novembre. Il settore delle rinnovabili potrebbe trovare campo più facilmente di altri. La Regione, nell’ambito del piano dell’economia circolare, è in prima fila per rendere la Toscana autosostenibile dal punto di vista energetico. Non è detto però che possa essere l’unica via di uscita. Magari sfruttando anche settori preponderanti nel territorio, come scienze della vita, biotecnologie e vaccini.
La certezza è che il passo in avanti sarà accompagnato dalla consapevolezza di doversi fare carico di un numero di lavoratori quasi dimezzato rispetto al passato. Erano 299 all’inizio della vertenza, oggi sono 158. La speranza comune di chi grava attorno all’ambiente di viale Toselli è di riuscire a strappare almeno un indizio concreto nel nuovo incontro che si dovrebbe tenere a gennaio con azienda e rappresentanti ministeriali. Nell’ultimo faccia a faccia, che riguardava tutti i presidi italiani di Beko, dal dicastero delle Imprese e del Made in Italy era arrivata un’esortazione a dare più elementi sulle prospettive industriali rispetto a quelle fornite. Siena chiaramente non rientra più nel perimetro del gruppo turco, ma Sernet è comunque l’advisor di loro competenza che sta operando per individuare uno o più soggetti ai fini della reindustrializzazione. A margine di tutto questo processo c’è la bonifica del sito. La macchina si è già messa in moto e chi è chiamato a farsi carico della gestione, Sviluppo industriale Siena, non vede l’ora di poterne disporre nelle migliori condizioni possibili.
Oggi però sul fronte lavoro c’è anche un altro caso spinoso da affrontare. Nel pomeriggio è in programma di fronte al prefetto Valerio Massimo Romeo l’incontro sul licenziamento di Fabio Giomi. Il cassiere della Pam di Porta Siena allontanato dopo aver fallito il “test del carrello”. L’invito è stato rivolto a entrambe le parti in causa. L’azienda nei giorni scorsi ha chiarito di non essere disposta a fare passi indietro, mentre da parte sindacale (poi è arrivata la politica a dar manforte con un’interrogazione parlamentare) è stata espressa la richiesta di reintegrare il lavoratore. Nel frattempo sono scoppiati altri casi simili, con una cassiera nel Pisano sospesa per dieci giorni.
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