La storia
Aurelia Laurenti, uccisa a 32 anni
Aurelia Laurenti, 32enne di Roveredo in Piano (provincia di Pordenone), fu uccisa con 19 coltellate dal compagno Giuseppe Mario Forciniti il 25 novembre 2020, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nella loro abitazione alla presenza dei figli piccoli. L'ex infermiere di 33 anni, accecato da gelosia e dal rifiuto della separazione, colpì la vittima soprattutto al viso e al collo, in un'esplosione di violenza dopo anni di abusi silenziati. Una vicenda dolorosa che torna d'attualità con la puntata di stasera di "Amore Criminale" su Rai 3.
Aurelia e Giuseppe si conobbero da adolescenti durante una vacanza estiva, dando vita a un legame durato dieci anni segnato da aggressioni, umiliazioni e infedeltà che la donna sopportò in silenzio per vergogna, senza confidarsi con nessuno. Amici la ricordano come una persona splendente e viscerale, ma il rapporto precipitò quando lei decise di lasciarlo, scatenando l'ossessione possessiva dell'uomo. I figli, uno presente nella stanza e l'altro addormentato altrove, assistettero all'orrore, accentuando il dramma familiare.
Aurelia fu uccisa la sera del 25 novembre 2020, una data simbolica, ovvero la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un delitto efferato e brutale: l'uomo la colpì con 19 coltellate, molte delle quali inferte al viso e al collo. Ferite violente subito evidenziate dall'autopsia effettuata sulla salma della vittima.
Subito dopo il delitto, Forciniti si presentò in questura ancora sporco di sangue, inventando una rapina da un ladro entrato in casa per giustificare le ferite; le indagini svelarono rapidamente la verità, con l'autopsia che confermò la brutalità delle coltellate. Arrestato per omicidio aggravato dalla crudeltà e dai motivi futili, il processo partì tra testimonianze e documenti che evidenziarono la spirale di violenza pregressa.
La Corte d'Assise di Udine lo condannò in primo grado a 24 anni nel 2022, tre anni oltre la richiesta iniziale del pm, riconoscendo l'incensuratezza ma non risparmiando critiche alla ferocia. In appello a Trieste la pena scese a 22 anni per attenuanti, con l'uomo che si dichiarava incredulo: "Ancora non mi spiego cos'è successo". Il verdetto divenne definitivo dopo la rinuncia al ricorso in Cassazione.
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