L’inchiesta sul delitto di Garlasco si arricchisce di nuovi sviluppi grazie al lavoro di Gianluca Zanella, che mette in luce dettagli fondamentali sull’innocenza di Alberto Stasi e sulle ricerche di Chiara Poggi su pedofilia e abusi sessuali, conservate in una chiavetta USB. In un articolo di Vanity Fair, a firma di Monica Coviello, si sottolinea come questa chiave investigativa possa aprire scenari sorprendenti sul caso.

Chiara Poggi
Chiara Poggi, la vittima, aveva effettuato ricerche approfondite sulla pedofilia e sugli abusi sessuali, elementi che potrebbero rimodellare le indagini. Zanella afferma: “Sono convinto dell’innocenza di Stasi” e invita a riflettere sul clamore mediatico che ha influenzato la percezione pubblica del processo.
Alberto Stasi
Il giornalista evidenzia inoltre come nelle indagini siano emerse incongruenze tecniche, in particolare sul materiale contestato nei dispositivi di Stasi: “alcune prove sono fortemente contestate, soprattutto sull’autenticità di certi filmati”. Zanella critica la pressione mediatica sottolineando che “vivisezionare le mail di Chiara, cercare una vita segreta senza prove concrete, è irrispettoso e stupido”.
Nonostante Zanella creda nell’innocenza di Stasi, sottolinea che al tempo stesso non per forza “Sempio sia colpevole”. “Sulla testa di Sempio pendono indizi più pesanti di quanti non ce ne siano mai stati su Stasi - prosegue l'intervistato - le telefonate, lo scontrino, l’impronta 33, il DNA sulle unghie (se verrà accertato che è il suo), ma non dobbiamo correre il rischio di fare a lui quello che è stato fatto a Stasi e decidere una verità sommaria. Certo è che nel 2017 non doveva esserci l’archiviazione: se fosse innocente o colpevole lo si poteva sapere allora, quando molti elementi non erano ancora stati distrutti e i dispositivi informatici potevano offrire più informazioni e memorie più fresche”.
Andrea Sempio
Elementi importanti che sarebbero stati trascurati nelle indagini: “A partire dalle sue ricerche internet, fatte e salvate su chiavetta, su argomenti come pedofilia, abusi, cocaina. Sono ricerche fatte in un ristretto arco di tempo, che coincide con altri eventi degni di nota: il riavvicinamento alle sue cugine, le gemelle Cappa, e uno scambio di mail con una ex collega di lavoro in cui Chiara parla di due soggetti maschili. Se uno è Stasi, chi è l’altro? Pesa, a distanza di 18 anni, non avere tentato tutte le strade”.
“Il movente è il grande assente, aleggia su questa storia e potrebbe essere la ragione per cui è stata messa in moto la copertura. E se le prime indagini sono state viziate da errori e incompetenze, non riesco a vederci dietro la macchinazione che invece percepisco quando la Cassazione ribalta l’assoluzione di Stasi, e poi nel 2016-2017, quando le prime indagini su Andrea Sempio vengono disinnescate. Per individuare il movente, secondo me, la chiave di volta sono quelle ricerche su pedofilia e abusi sessuali che Chiara faceva: aveva scoperto qualcosa che coinvolgeva una persona a lei vicina, e ha cercato di dare un nome alla cosa, ha chiesto aiuto probabilmente alla persona sbagliata”.



