In tv
Matteo Fabbri a Quarta Repubblica
Continua a far discutere l’impronta insanguinata trovata sulla scena del crimine di Garlasco, nell’abitazione teatro dell’omicidio di Chiara Poggi. Un elemento figurato, che rimanda al palmo di una mano, la cui origine non convince - nonostante sia già stata presa in considerazione durante la prima indagine - e che secondo la difesa di Alberto Stasi potrebbe essere un elemento chiave per arrivare al vero presunto assassino della giovane, uccisa nel 2007.
Nicola Porro
Ad analizzare l’impronta, ieri a Quarta Repubblica su Rete4, il genetista Matteo Fabbri, consulente della difesa di Stasi. “Quando abbiamo avuto accesso all’abitazione abbiamo visto questa impronta figurata alla base delle scale – ha spiegato l’esperto a Quarta Repubblica – era passato circa un mese dall’omicidio quando siamo entrati in casa, erano già intercorsi diversi sopralluoghi che avevano modificato la scena del crimine e l’abbiamo scritto anche nelle nostre relazioni”.
Matteo Fabbri a Quarta Repubblica
L’impronta, che richiama la forma di una mano, ha subito catturato l’attenzione degli investigatori. “Questa impronta ha richiamato subito la nostra attenzione, è una impronta suggestiva di una mano, noi l’abbiamo misurata con un semplice metro, in maniera macroscopica per dare conto delle dimensioni. È importante perché non dobbiamo dimenticarci che i palmi delle mani della vittima non erano interessati dal sangue, così come i piedi. Quindi non era sicuramente la mano della vittima, visto che non aveva le mani sporche di sangue”, ha proseguito Fabbri.
Sull'argomento si era già espresso il genetista Luciano Garofano, generale, biologo ed ex comandante del RIS, oggi consulente di Andrea Sempio, che sottolineato: "Solo sangue raccolto e diffuso sul pavimento. Reperto 57 non interpretabile, parlare oggi di errori è speculazione. Tutti gli accertamenti furono eseguiti, ma i risultati non permisero identificazioni né conclusioni affidabili".
Il generale Garofano
Sul fronte del materiale genetico, il dottor Fabbri, consulente tecnico della difesa di Stasi, ha focalizzato l’attenzione sul DNA sotto le unghie di Chiara Poggi. Per la procura, tale traccia potrebbe appartenere ad Andrea Sempio, ipotesi al momento respinta dalla difesa. “Se ci fosse la presenza di DNA sotto le unghie di Chiara è una prova? Nella regione corporea che è stata individuata, i margini ungueali, tenendo conto che ci laviamo spesso le mani e facciamo la doccia, la permanenza del DNA sotto le unghie non è così persistente, è un luogo estremamente indicativo dal punto di vista tecnico scientifico. Non possiamo immaginare che quel DNA fosse lì da 3 o 5 giorni”.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy