L'inchiesta
Omicidio Poggi, l'impronta 33
L’impronta 33 resta esclusa dall’incidente probatorio nel delitto di Garlasco, mentre prosegue il dibattito sulla sua attribuzione ad Andrea Sempio. Durante l’udienza davanti alla gip Daniela Garlaschelli, i legali della famiglia Poggi hanno nuovamente chiesto che l’impronta, rinvenuta sul muro della scala che porta alla cantina in cui è stato trovato il corpo di Chiara Poggi, venga inclusa negli accertamenti. La Procura sostiene che l’impronta sia di Sempio, ma i legali di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio, si sono opposti invocando il carattere di «accertamento ripetibile». La difesa di Sempio, invece, si è rimessa alla decisione.
L'ormai famosa "impronta 33"
Il procuratore ha già annunciato che la questione sarà portata davanti alla Corte d’assise in un processo a carico di Sempio. Francesco Compagna, avvocato di Marco Poggi, ha commentato: «L’impressione è che le scelte siano già state fatte». Durante l’udienza, il giudice ha nominato il dattiloscopista Giovanni Di Censo per valutare comparativamente le impronte, con il compito di esaminare anche i frammenti rilevati sul contenitore dei cereali e sul sacchetto della spazzatura, qualora risultino utilizzabili.
L'avvocato Giada Bocellari
Compagna ha ribadito: «Abbiamo insistito ancora una volta per chiedere che si accertasse la verità sull’impronta 33 che per noi non è attribuibile a Sempio». Dall’altro lato, la difesa di Stasi ha espresso soddisfazione, con l’avvocata Giada Bocellari che ha dichiarato: «Attenderemo le valutazioni del perito».
Un nodo cruciale dell’inchiesta rimane la presenza di due profili genetici sotto le unghie della vittima, uno dei quali, secondo Procura e legali di Stasi, sarebbe riconducibile a Sempio. Le parti si ritroveranno davanti alla gip il 18 dicembre, per discutere gli esiti degli accertamenti prorogati.
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