L'inchiesta
Il genetista Marzio Capra
L’indagine sul delitto di Chiara Poggi prosegue con nuovi sviluppi tecnici che potrebbero essere decisivi per fare chiarezza sulle tracce genetiche trovate sui margini ungueali della vittima. Durante l’ultima udienza al Tribunale di Pavia, davanti alla gip Daniela Garlaschelli, è emerso che i “dati grezzi” relativi a queste tracce saranno inseriti in un software speciale, chiamato a rispondere al quesito centrale dell’incidente probatorio: l’effettiva utilizzabilità di quei dati a fini investigativi.
Nonostante l’attenzione mediatica e processuale sia stata in parte oscurata dall’inchiesta sulla presunta corruzione che coinvolge l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, l’udienza ha fatto chiarezza su alcuni passaggi chiave ancora in corso. La proroga di 70 giorni concessa per completare le operazioni peritali e lo slittamento delle conclusioni dal 24 ottobre al 18 dicembre testimoniano la complessità della vicenda, ormai aperta da quasi vent’anni.
Chiara Poggi
La genetista Denise Albani ha confermato di aver ricevuto i dati necessari per valutare l’aplotipo Y, una particolare catena genetica che, durante l’Appello-bis contro Alberto Stasi — condannato in via definitiva — era stata considerata non utilizzabile dal perito Francesco De Stefano. Tuttavia, successivamente le consulenze difensive e della Procura avevano ipotizzato una possibile corrispondenza tra la traccia Ignoto1 e l’indagato Andrea Sempio.
L’ultima novità riguarda il DNA trovato sulle unghie di Chiara Poggi, che sarebbe valido, come anticipato dal quotidiano La Repubblica sulla base di una dichiarazione rilasciata dal genetista Marzio Capra, storico consulente della famiglia della vittima.
“In sostanza — ha detto — pur non essendo dati affidabili e pur non potendo costituire elementi di identificazione personale, si farà una valutazione probabilistica del peso della supposta evidenza rispetto all’ipotesi accusatoria in termini di verosimiglianza”.
Andrea Sempio
“È la sconcertante realtà — ancora Capra — è parziale, è misto, è degradato, è incostante e inaffidabile nei risultati, manca o non è leggibile la documentazione analitica. Ciononostante inseriremo i dati in un software per vedere cosa ci dice”.
“Che un’attività del genere si potesse fare lo sapevamo già, visto che l’hanno fatto i consulenti di parte, ma ora bisogna dire se questo ha una validità o meno — precisa il genetista a Fanpage.it — Abbiamo analizzato 60 impronte per trovare il DNA, io ritenevo che fosse un’attività inutile, è stata fatta e il risultato è stato negativo”.
“Vogliamo fare lo stesso con i margini ungueali? Lavoreremo ancora, faremo i confronti e capiremo se i risultati possono essere utilizzati — ancora Capra a Fanpage.it — avevo parlato a suo tempo anche dell’inquinamento sul tampone orale, era inutile fare quell’accertamento ma è stato fatto e noi l’abbiamo seguito”.
La Procura di Pavia
Nonostante queste premesse, gli avvocati di Stasi, Giada Bocellari e Antonio De Rensis, si sono dichiarati “molto soddisfatti” dopo l’udienza, fiduciosi che il lavoro sugli aplotipi possa condurre a una comparazione utile. Il perito, infatti, ha richiesto una proroga proprio per gestire le complessità emerse.
Novità arrivano anche sul fronte delle impronte digitali: la gip ha nominato un nuovo perito dattiloscopista, Giovanni Di Censo, che affiancherà Domenico Marchigiani nelle analisi delle otto impronte rilevate il 10 settembre sui sacchetti di spazzatura e di cereali. Queste tracce dovranno essere valutate e confrontate per stabilire eventuali attribuzioni.
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