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Siena, omicidio Burrini: per i legali degli imputati non c'è stata premeditazione

tribunale siena

"Un omicidio d'impeto, un raptus: ma non c'è premeditazione". Questa la ferma convinzione dei legali dei due ucraini a giudizio per la rapina finita nel sangue del 26 settembre 2022 in largo Sassetta, che ha avuto come vittima la signora Annamaria Burrini, 81 anni. Dalle 9.30 fino alle 17, udienza fiume in Corte di Assise dedicata alle arringhe dei difensori dei due stranieri, per i quali il pm Sara Faina al termine di una durissima requisitoria, aveva chiesto la pena dell'ergastolo con isolamento diurno.
I due avvocati, Alessandro Bonasera per il 41enne ucraino, reputato l'autore materiale del delitto avvenuto per soffocamento, e il collega Francesco Paolo Ravenni, difensore della nipote 27enne che avrebbe concorso al crimine, pur rappresentando diverse versioni dei fatti e rimbalzando l'uno sul cliente dell'altro la responsabilità dell'efferato delitto, su una cosa sono stati d'accordo: l'omicidio, che avrebbe movente economico per ripagare dei debiti, non è stato premeditato. "La premeditazione è inesistente e fantasiosa ? così Bonasera ha cassato l'aggravante chiesta dalla Procura per l'omicidio volontario che giustificherebbe, insieme al nesso teleologico il carcere a vita ? il mio cliente mal volentieri aveva accettato di partecipare alla rapina, non ci sono elementi circa la progettualità. Volevano rubare ma non uccidere". Fra le prove addotte dalla Procura circa la pianificazione dell'assassinio, considerata l'unica modalità possibile per conseguire, dopo un primo tentativo fallito in estate, l'asportazione dei beni della signora dalla casa, ci sono alcune dichiarazioni degli amici del "gruppo di San Miniato", che però Bonasera respinge con forza. "Su quelle dichiarazioni stendiamo un velo pietoso ? è la censura del legale ? sono totalmente inverosimili, sono persone dedite allo spaccio e al consumo di fumo, vanno presi con le molle, hanno dato più volte versioni diverse". "Le loro sono affermazioni non attendibili ? rincara la dose Ravenni ? hanno detto tutto e il contrario di tutto. E' un delitto d'impeto, non esiste la premeditazione, l'uccisione non era logica e spiegabile". Per Bonasera l'omicidio non premeditato nasce da un raptus della 27enne in quel momento sola con l'anziana, dopo il fallito tentativo di narcotizzarla: "Si è creato un cortocircuito, lei presa dal panico ha tirato fuori un laccio dalla sua scarpa e ha strangolata la Burrini ? ha attaccato - il mio cliente è poi salito su in casa e ci sono le sue impronte sul collo della donna perchè ha sentito se c'era ancora il battito vitale. Poi insieme hanno cercato oro e soldi. Non è vero che lei si è nascosta in un cespuglio, anche lei ha spostato il corpo. Ha pure comprato un paio di scarpe, che ha poi gettato nella spazzatura, nel disperato tentativo di cancellare le tracce del delitto commesso".
Una ricostruzione diametralmente opposta per Ravenni: "Lo zio ha avuto un raptus, faceva uso di cocaina, ha utilizzato una tecnica militare per stringereal collo il laccio, che però non è mai stato trovato e non siamo sicuri sia l'arma del delitto. La nipote spaventata è fuggita, non ha accettato tale evoluzione, si è trovata di fronte una situazione improvvisa e non arginabile" ha rimarcato. Per tali motivi il legale del 41enne ha chiesto l'assoluzione per il suo cliente per non aver commesso il fatto; il difensore della 27enne ha chiesto lo stesso con in subordine il riconoscimento del concorso nella sola rapina, non nell'omicidio. Alle parole dei difensori replicherà per circa un'ora il pm a fine maggio poi se non sarà troppo tardi la Corte si ritirerà in camera di Consiglio per decidere l'atteso verdetto, sennò si andrà a metà giugno.