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Delitto di Garlasco, i dubbi sull'impronta delle scarpe a pallini di Stasi tornano d'attualità. La rivelazione a Ore14: "Procura ha chiesto dei documenti, i difensori hanno consegnato una consulenza". La situazione. Sangue sui pedali della bici: scontro De Rensis-Bruzzone

Continuano gli accertamenti dei magistrati di Pavia sul caso che divide l'Italia

Caterina Iannaci

10 Ottobre 2025, 13:00

Ore 14 sera

A Ore14 sera il giallo dell'impronta delle scarpe

L’impronta della suola rinvenuta sulla scena del crimine, identificata come un numero 42 della marca Frau, torna al centro dell’inchiesta a distanza di anni. L’inviata di Ore 14 Sera ha raccolto nuovi dettagli dalla società marchigiana che produceva quelle suole: "Questa società, che si trova nelle Marche, all’epoca dei fatti, produceva quel tipo di suola per l’azienda Frau. Inizialmente ci hanno detto che non era stata prodotta da loro ma da un’altra azienda che ora non esiste più, poi, il giorno dopo, hanno corretto il tiro dicendo di averla prodotta loro e che corrisponde a una taglia 42 di piede, ma che non sanno su quale scarpa è stata eventualmente montata. Quindi potrebbe essere stata montata anche su un numero diverso".

Due mesi fa gli inquirenti sono andati nelle Marche per ulteriori accertamenti, ottenendo documenti sulle suole. Un video mostra che i RIS di Parma, subito dopo il delitto, avevano scritto che "non era possibile fornire una taglia senza conoscere la tipologia di calzatura".

Lo studio di Ore14 sera

Andrea Sempio, interrogato, ha ricordato: "Ricordo che nel 2007 già portavo il 44, e lo ricordo perché all’epoca indossavo degli stivaletti ma con quelli facevo fatica a guidare. Quindi ho dovuto comprare un nuovo paio di scarpe che erano sempre 44". Sul fronte di Alberto Stasi, nel 2017 la dottoressa Laura Barbaini scriveva che Stasi avrebbe "scelto quali scarpe far ritrovare ai carabinieri che non rinvengono e non sequestrano un paio di scarpe marca Geox misura 42 comprate nel settembre del 2006 a Milano". Il conduttore però chiede: "Cosa c’entrano le Geox?".

Il giornalista De Rensis chiarisce che fu il carabinieri a dire ad Alberto quali scarpe portare: "Non c’è stata alcuna iniziativa da parte sua". Il giornalista Fazzo aggiunge che la Barbaini difende solo il suo operato, ma il conduttore precisa: "Non ho detto che è una forzatura, però mettiamoci anche nei panni di Mario Venditti che riceve questa informativa".

Un’intercettazione rivela che gli avvocati Soldani e Lovati avevano consigliato ad Andrea Sempio di non consegnare le sue scarpe, facendo sorgere dubbi: "Se io ho il 44, perché non darle? Io gliele avrei date anche tutte, tanto quella è un’impronta 42…". Il giornalista Fachin spiega: "Non dare scarpe consente di non formare prove, esattamente come non dare il Dna".

Il conduttore Milo Infante

L’avvocata Giada Bocellari difende Alberto Stasi spiegando che l’annotazione della Barbaini non risulta negli atti e che gli inquirenti avevano indicato a Stasi cosa portare in caserma. Le scarpe sequestrate erano di misure differenziate (41, 42 e 44), poiché "a seconda del modello e della marca abbiamo numeri differenti. Stasi non aveva scarpe con quella suola". Bocellari sottolinea anche che la Barbaini credeva fermamente nella colpevolezza di Stasi, quindi la sua sintesi è influenzata da questa convinzione in buona fede. Una nuova consulenza sull’impronta della suola è stata consegnata dai difensori di Stasi alla Procura di Pavia, che si sta occupando di tutti gli approfondimenti necessari, comprese le verifiche sulla validità della consulenza stessa.

Il confronto tra Roberta Bruzzone e Giada Bocellari evidenzia alcuni nodi dell’inchiesta: l’informativa destinata a Mario Venditti, attribuita a Barbaini, non risulta firmata. Milo Infante ammette: "Se abbiamo sbagliato, chiediamo scusa alla dottoressa Barbaini". De Rensis aggiunge: "Non esistono atti di una Procura senza firma. Mancherà la pagina con la firma". Bruzzone però dice che "non parrebbe", mentre Rita Cavallaro fa riferimento a un’agenzia stampa che cita la Barbaini, e De Rensis conclude ipotizzando: "Ci sarà un’accompagnatoria che noi non abbiamo".

Nella parte finale della puntata di Ore 14 Sera si è tornati a parlare del sangue sui pedali della bicicletta di Stasi, con De Rensis che sottolinea: "Lui è stato fermato per il sangue!". Bocellari ricorda invece che il Dna era stato trovato sui pedali di una bici diversa, mentre sul sangue non erano emerse tracce, poiché "è stata fatta un’indagine impropria, non è stato usato un reagente specifico per identificare l’emoglobina umana".

L'avvocato Antonio De Rensis

De Rensis si infervora sulle modalità dell’interrogatorio: "Se un Pubblico Ministero compie un interrogatorio basato sul sangue quando il sangue non c’è, questa è una cosa grave... È stato un interrogatorio molto duro! Ho sentito parlare di diritti calpestati, persecuzioni e macchinazioni, invece questo è stato un interrogatorio duro basato sul nulla".

La criminologa Roberta Bruzzone

Rivedi qui la puntata

La Bruzzone replica sostenendo che il PM aveva in mano il parere preliminare del RIS, spiegando che "non era impazzita". Nel vivo del dibattito, De Rensis ribadisce: "Se un PM ti dice che c’è sangue sui pedali, ti fidi". Bruzzone contesta: "Se so che non è possibile, è impossibile fino alla morte".

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