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L'inchiesta

Delitto di Garlasco, a Ore 14 sera l'ex procuratrice di Milano Barbaini è sicura: "Non ci sono colpevoli alternativi a Stasi". Intanto si infittisce il caso, Rita Cavallaro: "Nuovo giallo sulla cimice sparita dalla Panda di Sempio"

La presa di posizione dell'ex sostituto procuratore generale di Milano che ha sostenuto l’accusa nei due processi d’appello. Su Il Tempo emerge un altro mistero

Caterina Iannaci

12 Ottobre 2025, 19:07

Alberto Stasi

Alberto Stasi nel giorno del fermo per l'omicidio di Chiara Poggi (Foto LaPresse)

È Alberto Stasi il vero colpevole dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco? L’ex sostituto procuratore generale di Milano, Laura Barbaini, che ha sostenuto l’accusa nei due processi d’appello contro l'ex di Chiara, condannato in via definitiva per l’omicidio, ha ribadito con fermezza che non esistono prove di un colpevole alternativo.

In una nota inviata in risposta alle affermazioni emerse in una puntata del programma Rai 2 Ore 14 Sera, Barbaini ha spiegato chiaramente: “Avevo (…) ritenuto, con provvedimenti contestualmente adottati, che gli elementi della relazione delle indagini private ed i relativi allegati non fossero idonei a sostenere la fondata dimostrazione dell’esistenza di un colpevole alternativo” ad Alberto Stasi.

Chiara Poggi

La vicenda del possibile colpevole alternativo è stata oggetto di numerosi approfondimenti, soprattutto dopo che nel 2016 la difesa di Stasi presentò documenti che indicavano la presenza del DNA di Andrea Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi, tentando così di mettere in dubbio la sentenza definitiva. Tali documenti, tuttavia, smentivano la perizia del 2014 del professor Francesco De Stefano, incaricato dal giudice d’Appello Bis per analizzare i reperti.

Barbaini ricorda nel comunicato che su queste indagini si attivò anche la procura generale di Milano. Fu la stessa magistrata a scrivere una dettagliata nota di 13 pagine indirizzata a Mario Venditti, ex procuratore di Pavia, che archiviò nel 2017 le indagini su Andrea Sempio. In quella nota si sottolineava come “l’ipotesi che ci fosse qualcun altro coinvolto nell’omicidio era priva di ogni razionalità e plausibilità”. Con precisione legale, Barbaini puntualizzò: “Le perquisizioni nella abitazione di Chiara Poggi e presso l’Uffici non consentono l’acquisizione di scritti, foglietti o appunti che riguardino un qualsiasi contatto tra Sempio Andrea e Chiara Poggi”, e né “alcun cenno ad Andrea Sempio in qualche modo compare sul computer di Chiara”.

Andrea Sempio

Concludendo il suo intervento, Laura Barbaini ha ribadito l’orientamento della procura: “Ovviamente il riepilogo è stato fatto richiamando le risultanze, sulla base delle quali avevo già ritenuto, con provvedimenti contestualmente adottati, che gli elementi della Relazione delle indagini private e i relativi allegati non fossero idonei a sostenere la fondata dimostrazione dell’esistenza di un colpevole alternativo al condannato”.

Nuovi misteri all'orizzonte

Il caso di Garlasco è una fabbrica in continua attività di gialli o presunti tali. A emergere è un episodio relativo alla presunta sparizione di una cimice installata sulla Panda di Andrea Sempio, elemento chiave nel fascicolo del giovane indagato e poi archiviato nel 2017.

Secondo quanto riportato da Il Tempo, pare che la cimice montata su quella particolare auto, intestata formalmente a una zia di Sempio ma utilizzata anche dal giovane e dalla sua famiglia, sia inspiegabilmente scomparsa dagli atti dell’inchiesta. Un’anomalia sorprendente che si somma alla mancanza dei numeri progressivi nelle carte del procedimento, elementi fondamentali per la trasparenza delle indagini.

Rita Cavallaro

Nel fascicolo, infatti, risultano presenti le autorizzazioni firmate dal gip Fabio Lambertucci, che autorizzò le intercettazioni telefoniche e ambientali relative al fisso della famiglia Sempio, a sette SIM di Andrea e ai veicoli coinvolti: uno intestato al padre di Sempio, uno in uso al giovane e un altro intestato alla zia ma effettivamente utilizzato dai Sempio.

La stranezza nasce dal fatto che, mentre per l’auto intestata a Giuseppe Sempio la cimice è correttamente documentata a verbale, nulla si trova circa l’intercettazione riguardante la Panda. Questo veicolo, però, è citato nel decreto di sospensione delle intercettazioni, che tuttavia non è datato, e appare più volte negli atti soprattutto quando scadeva il periodo delle captazioni.

Il pm motivò la sospensione delle intercettazioni sostenendo che queste “non erano ritenute più indispensabili per le indagini”. Tuttavia, la giornalista Rita Cavallaro sottolinea come Andrea Sempio facesse ampio riferimento all’uso della Panda, spiegando persino con quale veicolo si recava al lavoro, un dettaglio che rende ancora più inspiegabile la sparizione della cimice. Inoltre, Spoto, che scrisse all’azienda Esitel allegando il decreto, confermò che “quel servizio sulla Panda non era stato mai effettuato”.

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